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Il regime cubano ha presentato questo giovedì il suo Piano Economico per il 2026, nel quale proietta una crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) di appena l'1 %, un annuncio che ha suscitato una ondata di derisione, incredulità e critiche tra economisti indipendenti e cittadini sui social media, in mezzo alla peggiore crisi economica che il paese stia vivendo da decenni.
Le proiezioni sono state presentate dal ministro dell'Economia e della Pianificazione, Joaquín Alonso Vázquez, durante il sesto periodo di sessioni ordinarie dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, dove ha riconosciuto che il piano è elaborato sotto il presupposto di “gestire la crisi”, mitigare gli impatti della cosiddetta “guerra economica” e aspirare a una “recupero graduale”.
Dieci cifre chiave del piano economico per il 2026
Secondo i dati ufficiali, pubblicati su Facebook dal sito ufficialista Cubadebate, il piano del regime prevede:
PIB: crescita prevista dell'1%.
Esportazioni totali: 9.969 milioni di USD, un aumento di 1.122 milioni rispetto al 2025.
Esportazioni di beni: 2.530 milioni USD (+765 milioni).
Esportazioni di servizi: 7.438 milioni USD (+357 milioni).
Turismo: 2,2 milioni di visitatori, un incremento del 15,8 %.
Produzione di zucchero: 229.500 tonnellate di zucchero grezzo e 15.000 tonnellate di zucchero raffinato, cifre che rimangono ben al di sotto dei livelli storici.
Generazione elettrica totale: 18.606 GWh, con un aumento di 2.688 GWh.
Energia rinnovabile: 2.461 GWh, equivalenti al 13% della matrice energetica.
Trasporto merci: 30,45 milioni di tonnellate, un aumento del 31%.
Trasporto passeggeri: 923,6 milioni di persone, solo 67.400 in più rispetto al 2025.
Aggiustamenti, deficit e “economia di guerra”
Alonso Vázquez ha ammesso che per il 2026 non è possibile prevedere spese superiori alle entrate, pertanto sono state valutate “varie opzioni di aggiustamento” in categorie chiave con l'obiettivo di ridurre il deficit fiscale a un livello “gestibile”.
Il ministro ha insistito nuovamente sul fatto che l'economia cubana opera in un contesto di "economia di guerra", caratterizzato dalla combinazione di fattori esterni e interni, e ha attribuito l'acutizzarsi dell'embargo statunitense ai principali problemi strutturali.
“Gli effetti nocivi del blocco si fanno sentire più che mai in tutti i settori dell'economia e della società cubana”, ha affermato davanti al Parlamento.
Priorità: pagamenti, energia e sicurezza
Il titolare del MEP ha riconosciuto che le limitate risorse finanziarie del paese sono state concentrate su pagamenti prioritari, come l'importazione di alimenti e combustibili, il sostegno al Sistema Elettroenergetico Nazionale, l'acquisto di farmaci e le spese legate alla difesa e alla sicurezza nazionale.
Tuttavia, ha ammesso che queste risorse sono state insufficienti e che la sua gestione si è rivelata "estremamente complessa". Come alternativa, il Governo assicura di aver dato priorità, attraverso schemi di autofinanziamento in valuta estera, a settori considerati strategici per generare entrate future.
Scetticismo sociale e mancanza di credibilità
Nonostante il discorso ufficiale, l'annuncio di una crescita dell'1% ha scatenato un'avalanga di burloni e commenti sarcastici tra le reazioni al post di Cubadebate, dove molti cubani hanno messo in discussione la credibilità delle proiezioni, evidenziando la disconnessione tra i numeri e la realtà quotidiana fatta di black-out, inflazione, scarsità e collasso dei trasporti.
Economisti critici sottolineano che, anche se si raggiungesse quella crescita, non avrebbe un impatto reale sulla qualità della vita della popolazione, dopo diversi anni di contrazione economica accumulata.
Un 2026 con maggiore incertezza
Lo stesso ministro ha riconosciuto che il panorama per il 2026 potrebbe ulteriormente aggravarsi a causa di nuove azioni del governo degli Stati Uniti, sebbene abbia evitato di dettagliare scenari alternativi.
Il piano, come spiegato, è stato elaborato a partire da proiezioni del modello economico nazionale, stimate per il 2025, direttive del Consiglio dei Ministri e proposte di organismi statali e governi provinciali, senza la partecipazione di attori indipendenti né del settore privato non statale.
Nel frattempo, per milioni di cubani, le proiezioni ufficiali contrastano con una realtà segnata da black-out prolungati, salari ridotti in polvere e un esodo senza precedenti, il che spiega perché una crescita dell'1% non generi speranza, ma scetticismo e derisione.
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