Il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie (MINFAR) non ha solo esteso un manto di silenzio negli ultimi quattro giorni sui 13 dispersi in esplosioni avvenute in un magazzino militare nella provincia di Holguín, ma ha anche reagito alle critiche con un indisimulato vanto e condivisione sui propri social di giovani che si preparano per la "guerra".
Negli ultimi ore, il profilo Facebook del MINFAR ha condiviso video in cui ha mostrato adolescenti del Servizio Militare in un caso, e giovani universitari nell'altro, che si preparano per quel conflitto bellico sognato con il vicino a 90 miglia a nord.
"Pronti a difendere la patria", si può leggere accanto a uno dei video che mostrano adolescenti che maneggiano armi.
In diverse pubblicazioni recenti, il Ministero delle Forze Armate ha annunciato la celebrazione, il prossimo 21 gennaio, del Bastione Studentesco Universitario.
L'origine di tali bastioni risale al lontano 1975 e coinvolge tutte le sedi universitarie del paese, come hanno specificato.
In una delle foto che ha annunciato l'evento, il MINFAR non ha esitato a mostrare un giovane con una maschera antigas, un'immagine particolarmente delicata considerando le recenti esplosioni.
"Vedo quelle maschere e ricordo le esplosioni chimiche a Holguín"; "Nessuna nota in più, né un seguito perlomeno discreto riguardo alle notizie sulla tragedia di Melones. Perché?", hanno interrogato due internauti nella sezione commenti.
"Il nemico fantasma... quello che devono fare è mettersi a raccogliere spazzatura all'Avana e smettere di mangiare così tanta pinG su Facebook"; "Asere, come mangiano merd..., compadre, guerra né guerra..."; si sono burlati altri due commentatori.
La realtà è che le immagini condivise dal MINFAR non solo evidenziano la tragedia, ignorando ancora di più il destino dei 13 scomparsi, ma inoltre rispondono indirettamente alle crescenti richieste di fine del Servizio Militare Attivo a Cuba con una posizione chiara: il regime non è disposto a negoziare il reclutamento obbligatorio di giovani per scopi militari.
Quattro giorni di silenzio assoluto sui desaparecidos
Fue il passato venerdì che il MINFAR ha pubblicato il suo ultimo aggiornamento sul caso delle esplosioni in una "Nota Informativa" in cui ha confermato il ritorno a casa degli evacuati, ma ha evitato qualsiasi riferimento concreto su quali siano le “azioni” per scoprire il destino dei 13 dispersi.
La massima entità delle Forze Armate a Cuba ha sottolineato che “si stanno continuando a realizzare azioni specializzate”, senza specificare quali né a quale obiettivo.
Nel frattempo, le famiglie dei desaparecidos si sono lamentate, più e più volte, del fatto che le autorità non hanno fatto nulla per salvare i loro cari.
"Non hanno cercato in nessun momento. Hanno detto ai familiari che non potevano farlo perché avrebbero potuto causare ulteriori esplosioni e non potevano rischiare altre vite, e dovevano aspettare 72 ore", ha denunciato Jesús Antonio, zio del recluta Liander José García Oliva, di 19 anni.
"Furono a casa dei genitori e comunicarono che non c'era probabilità di vita, che se qualcuno fosse stato vivo avrebbe già tentato di uscire. Mi fa male perché li hanno dati per morti senza cercarli", aggiunse.
I residenti del paese di Melones vivono attimi di panico e angoscia martedì 7 gennaio quando hanno iniziato a sentire le esplosioni a causa dell'incendio in un magazzino di munizioni dell'Esercito. All'inizio la reazione della maggior parte è stata quella di rimanere nelle proprie abitazioni, ma presto hanno deciso che era meglio fuggire.
Video condivisi sui social media hanno mostrato la paura dei residenti nella zona mentre si udivano le esplosioni e nessuno conosceva la causa. La gente è uscita dalle proprie case e ha cominciato a correre mentre si chiamavano l'un l'altro.
Ore dopo l'accaduto, il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie ha confermato che c'erano 13 dispersi: quattro ufficiali e nove soldati.
Secondo testimonianze raccolte sui social media e da media indipendenti, i reclutati manipolavano materiali potenzialmente pericolosi senza la preparazione e l'attrezzatura necessaria.
Immagini catturate da residenti della zona hanno mostrato fiamme di colore arancione, il che potrebbe indicare la presenza di sostanze chimiche.
El MINFAR, per parte sua, ha assicurato che l'accesso al luogo avverrà “non appena le condizioni lo permetteranno”, e che il ritorno degli evacuati alle loro abitazioni è stato autorizzato dopo aver valutato che non esistesse pericolo immediato.
Queste dichiarazioni sono state insufficienti per placare l'indignazione dei familiari, che ritengono che non siano state adottate misure concrete per rintracciare i loro cari.
Nel frattempo, il MINFAR si fa avanti e si prepara per "la guerra".
Domande frequenti sulle esplosioni nel magazzino militare di Holguín
Cosa è successo nel deposito militare di Holguín?
Il 7 gennaio 2025, un incendio in un magazzino di munizioni dell'Esercito a Melones, Holguín, ha provocato esplosioni che hanno lasciato 13 persone scomparse. Le vittime includono quattro ufficiali e nove soldati, la maggior parte dei quali erano giovani reclute del Servizio Militare.
Come ha risposto il MINFAR alle critiche per la gestione dell'incidente?
Il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie (MINFAR) è stato criticato per il suo silenzio e mancanza di trasparenza. Invece di fornire aggiornamenti chiari sulle persone scomparse, il MINFAR ha condiviso sui social media contenuti relativi alla preparazione militare dei giovani, suscitando indignazione tra i cittadini.
Sono state compiute operazioni di salvataggio per i dispersi?
Fino ad ora, non sono state avviate azioni di soccorso efficaci a causa delle condizioni pericolose nella zona del sinistro. Il MINFAR ha dichiarato che l'accesso all'area avverrà "non appena le condizioni lo permetteranno", ma non è stato fornito un cronoprogramma chiaro né dettagli specifici sulle misure da adottare.
Qual è stata la reazione delle famiglie delle persone scomparse?
Le famiglie dei dispersi hanno espresso il loro malcontento e indignazione per la mancanza di azione e comunicazione da parte delle autorità. Hanno denunciato che non sono state adottate misure concrete per localizzare i loro cari, e alcuni familiari sono disposti ad entrare da soli nella zona del disastro alla ricerca dei dispersi.
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