Meno di 48 ore dopo l'attacco all'evento di Hanukkah “Chanukah by the Sea” a Bondi Beach, che ha provocato almeno 15 morti e decine di feriti, il primo ministro Anthony Albanese ha convocato d'urgenza il gabinetto nazionale con i leader statali e territoriali.
La polizia ha descritto la strage, attribuita a un padre e suo figlio armati con fucili a canna lunga legali, come un attentato terroristico ispirato dallo Stato Islamico e diretto specificamente contro la comunità ebraica.
In questo contesto, il governo federale e le regioni hanno concordato "azioni immediate" per rivedere a fondo il storico National Firearms Agreement del 1996, lo stesso quadro che ha permesso di vietare le armi semiautomatiche dopo la strage di Port Arthur e avviare un programma di rimborso che ha ritirato fino a un milione di armi private.
La premessa politica è chiara: se negli anni '90 si è riusciti a svuotare il mercato dei fucili d'assalto, ora si intende chiudere i vuoti che hanno permesso a individui con licenza di accumulare arsenali interi nei quartieri residenziali di Sydney.
Cosa cambia: limiti, registrazione e cittadinanza
Tra le misure concordate o “priorità immediate” figura la creazione accelerata di un Registro Nazionale delle Armi, in sospeso dal 2023, che collegherà in un'unica base di dati tutte le armi registrate e le licenze rilasciate negli stati e nei territori.
Questo registro permetterà, per la prima volta, di sapere quante armi legali possiede ogni titolare in tutto il paese, un dato attualmente frammentato che ha facilitato a alcuni privati di superare le 200 o 300 armi senza un controllo proporzionale al rischio.
L'altro giro chiave è l'impegno politico di fissare un limite al numero di armi per persona, un'idea finora considerata tabù, tranne in rari casi come alcuni limiti in Nuovo Galles del Sud.
A livello pratico, l'intento è che le nuove leggi negano permessi aggiuntivi a chi raggiunge il massimo, obblighino a vendere o consegnare le armi "in eccesso" e utilizzino programmi di riacquisto affinché lo Stato si assuma la ritirata di parte di quel stock privato.
Parallelamente, i leader hanno sostenuto di rendere obbligatorio il requisito di cittadinanza australiana per accedere a una licenza, escludendo così i residenti permanenti che attualmente possono possedere armi se soddisfano gli altri criteri.
Si sta valutando anche l'uso di una maggiore "intelligenza criminale" nella valutazione delle licenze, in modo che non contino solo le condanne, ma anche i legami con reti estremiste o criminali individuati dai servizi di sicurezza.
In che modo influenzerà gli attuali detentori di licenze
Per le centinaia di migliaia di cacciatori, tiratori sportivi e agricoltori australiani, l'impatto più tangibile sarà il controllo rigoroso del volume e del tipo di armi che potranno detenere.
Il modello di riferimento è la recente riforma dell'Australia Occidentale, dove è stato fissato un limite di armi per licenza e è stato previsto un periodo transitorio con indennizzi economici per coloro che devono ridurre il proprio arsenale.
Il futuro registro nazionale e l'intenzione di far sì che le licenze smettano di essere praticamente "a perpetuità" faciliteranno un'applicazione proattiva: ogni rinnovo sarà un'auditing sul numero di armi, sullo stoccaggio sicuro e sui precedenti aggiornati.
I proprietari che rifiutano di consegnare le armi oltre il limite si espongono al rischio di perdere direttamente la licenza, una minaccia credibile in un paese dove esiste già una cultura del rispetto delle norme dopo le drastiche riforme degli anni novanta.
Australia e Stati Uniti: due risposte opposte
L'offensiva di Albanese si inscrive in una tradizione politica molto diversa da quella statunitense: nel 1996, dopo Port Arthur, l'Australia ha vietato le armi semi-automatiche, ha imposto la prova di "giusta causa" per possedere un'arma e ha finanziato un buyback massiccio in pochi mesi.
Oggi, dopo Bondi, il paese risponde nuovamente con una combinazione di nuove proibizioni, registrazione centralizzata e limiti numerici, cercando di ridurre ulteriormente un livello di violenza armata che è già basso in termini comparativi.
Negli Stati Uniti, al contrario, le ripetute stragi in scuole, centri commerciali o chiese tendono a sfociare in brevi riprese di dibattito e, a livello federale, in poco più che un blocco legislativo.
Sebbene alcuni stati abbiano approvato leggi più rigorose, da controlli dei precedenti ampliati a restrizioni sui fucili d'assalto, il Congresso rimane profondamente diviso e il quadro generale consente la circolazione massiccia di armi semiautomatiche e caricatori ad alta capacità, una situazione impensabile in Australia, che ora inasprisce nuovamente le sue leggi dopo il sangue versato a Bondi Beach.
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