María Victoria Gil, sorella dell'ex ministro dell'Economia cubano Alejandro Gil Fernández, ha rilasciato nuove dichiarazioni sulle implicazioni pratiche che avrebbe la recente sentenza di ergastolo emessa contro suo fratello.
In un'intervista esclusiva con CiberCuba, l'ex presentatrice televisiva e avvocato, residente in Spagna, ha elencato pubblicamente i beni che, secondo la sua testimonianza, sarebbero oggetto di confisca da parte del regime cubano.
“Le toglieranno la casa di Miramar, le toglieranno la casa della suocera, Conchita, le toglieranno il jeep scassato di mio nipote, e hanno chiesto tutti i conti bancari”, dichiarò.
"Non so se per confiscare i conti o per esaminarli," aggiunse, lasciando intendere che non gli è ancora stato comunicato l'ambito esatto della misura.
“Noi ricarichiamo il cellulare ai miei nipoti da qui. Quello che hanno è il conto stipendio di ciò che guadagnano al lavoro”, commentò María Victoria in un tono rassegnato.
Anche se non esclude che possano esistere altri conti bancari legati all'ex funzionario, ha chiarito: “Non ti dico che mio fratello abbia un altro conto in un altro posto del mondo. Non posso darlo per scontato. Non posso parlare di ciò che non so”.
Conferma di una politica di punizione
Le dichiarazioni di María Victoria Gil arrivano appena pochi giorni dopo che il Tribunale Supremo Popolare cubano ha reso nota la condanna all'ergastolo per Alejandro Gil, con accuse di spionaggio, corruzione e corruzione di funzionari.
Si tratta della sentenza più severa inflitta a un alto exfunzionario negli ultimi decenni, e ha sollevato sospetti sia all’interno che all’esterno di Cuba.
La famiglia ha denunciato sin dall'inizio un accanimento politico.
La sorella dell'ex ministro ha affermato che l'abitazione familiare originale era già stata consegnata a terzi, quindi la nuova confisca lascerebbe la famiglia completamente allo sbando.
"Lasceranno mia nipote, con una bambina di tre anni, letteralmente in strada," ha denunciato.
Nella stessa intervista, María Victoria ha avvertito di temere per la vita di suo fratello.
“Se muore in prigione per un infarto o si suicida, l'hanno ucciso loro. Perché è una bocca da tappare,” ha detto, puntando direttamente al governo cubano.
Piani di appello e denuncia internazionale
La famiglia dell'ex ministro non è rimasta con le mani in mano.
Secondo quanto confermato dalla stessa María Victoria, sono in procinto di appellare la sentenza e si rivolgeranno a istanze internazionali se non verrà annullata la decisione.
Il figlio dell'ex presentatrice della televisione cubana, che è un avvocato residente in Europa, guiderà il team legale nella presentazione del caso presso la Corte Internazionale.
“Non ha ancora detto l'ultima parola. Seguiremo tutte le vie interne e poi ci rivolgeremo alla Corte Internazionale”, ha assicurato.
María Victoria ha anche messo in discussione la mancanza di trasparenza del processo, soprattutto per quanto riguarda il presunto spionaggio.
Opinione pubblica: tra scetticismo e rifiuto
Sui social media, la reazione popolare non si è fatta attendere. Il post originale di CiberCuba sull'argomento su Facebook ha generato un'onda di commenti.
Molti utenti hanno espresso il loro disgusto nei confronti della corruzione, altri hanno sfogato la loro rabbia contro l'ex ministro e la sua famiglia, e alcuni hanno anche messo in discussione l'atteggiamento di María Victoria. Queste sono alcune delle opinioni più significative:
“Abbiamo ancora da vedere come si sgretolano uno a uno i castelli eretti sul nostro dolore.”
“Bene, sembra che il fratello abbia messo mano alla questione.”
“Devono togliergli molto di più se non si è stancato di rubare e far soffrire il popolo cubano.”
“Tutto ha delle conseguenze... Lui ha vissuto della sofferenza di tutto un popolo... Non è il momento di fare la vittima.”
“Dio mio, voglio vedere la famiglia di Gil senza casa, senza auto, senza cibo, senza luce e senza acqua come i cubani comuni.”
“Con la sorella di Gil, a che serve avere un nemico in più? Non parla di ciò che non sa, e di quello che sa, parla troppo.”
“Non mi rallegro del male di nessuno... Ma ha vissuto da re e non si è ricordato del popolo, ora deve assumersi le sue responsabilità.”
“Che gli tolgano tutto affinché impari a vivere la sofferenza del cubano comune. E adesso lui vivrà la sofferenza del prigioniero cubano.”
“Con la sua sanzione, con tutto ciò che gli toglieranno, non ripara il danno che ha fatto al popolo di Cuba.”
“Se lei sapeva tutto, perché non lo ha avvertito delle conseguenze?”
Sebbene alcuni si siano chiesti se l'atteggiamento di María Victoria fosse una forma di "tradire" suo stesso fratello, c'è anche chi ha interpretato il suo intervento come un avvertimento alla comunità internazionale sulla mancanza di garanzie processuali a Cuba.
Il telone di fondo: La crisi del regime
Il caso di Alejandro Gil avviene in un contesto di profondo logoramento istituzionale ed economico del regime cubano. Dopo il fallimento della Tarea Ordenamiento e il successivo collasso economico, il governo ha cercato di inviare un messaggio di "tolleranza zero" contro la corruzione.
Tuttavia, per molti, Gil è un capro espiatorio.
María Victoria lo dice senza mezzi termini: “Poi parlano di capitalismo, ma come possono non avere vergogna, quando sono i primi a infrangere tutte le regole, a truffare, a mentire, a ingannare”.
Con questa confessione pubblica sui beni in disputa, la famiglia dell'ex ministro cerca di rafforzare il proprio racconto di persecuzione politica, mentre si apre un altro fronte nella narrativa ufficiale: la risposta del sistema cubano non ricade solo sugli accusati, ma anche sui loro familiari più vicini.
La storia non è ancora finita. L'appello è in corso. Ma con ogni nuova dichiarazione, la crepa tra la versione ufficiale e l'esperienza familiare si fa sempre più profonda.
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