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La visita di Miguel Díaz-Canel a Santiago de Cuba ha lasciato più scorte di sicurezza che soluzioni, secondo quanto denunciato dal giornalista indipendente Yosmany Mayeta Labrada, che assicura che, nonostante il dispiegamento ufficiale, la distruzione rimane intatta e gli aiuti reali non raggiungono la popolazione più colpita dal uragano Melissa.
El giovedì atteso è passato e, con esso, l'illusione di molti abitanti del Cayo che erano pronti ad accogliere il mandatario a Cayo Granma. Come raccontato da Mayeta su Facebook, nella zona c'era “più sicurezza che popolazione”, ma una volta terminato lo spettacolo ufficiale, tutto è rimasto uguale: case distrutte, tetti aperti e vicini che aspettano un aiuto che, denunciano, non arriva mai.
Le immagini condivise dalla comunità lo confermano. Il tetto blu della banchina —vitale per la mobilità degli abitanti— continua a essere danneggiato. E un altro tetto blu, appartenente al cugino del figlio della delegata-deputata Sandy Almeida, è stato già riparato, nonostante quella famiglia si sia trasferita “casualmente” in quella abitazione tre giorni prima dell'uragano. Hanno ricevuto anche un materasso, una pentola e un tetto nuovo.
“Quando si vuole, si può... ma solo per alcuni”, riassume Mayeta.
I casi dimenticati: l'altro lato del Cayo
Nel frattempo, storie come quella di Manuela (“Nela”), un'anziana che vive da sola, mettono in luce la disuguaglianza nella distribuzione delle risorse. La sua abitazione ha perso il tetto, proprio come durante l'uragano Sandy, quando le sono stati messi solo toppe con vecchi bastoni, oggi marciti. Dopo l'impatto più recente, continua ad attendere, senza risposta ufficiale.
Un altro vicino, il colonnello in pensione Marcelo, è riuscito a fare progressi grazie a una MIPYME dell'Avana che ha installato diversi tetti come gesto di supporto. “I mipymeros, quelle persone meritano davvero rispetto”, ha dichiarato una residente, sottolineando che sono gli imprenditori privati e i giovani del Servizio Militare a dare il maggiore aiuto.
“Perché, a meno di loro, nessun altro è venuto”, cita Mayeta.
Promesse che volano con il vento
Nonostante la visita presidenziale e i discorsi ufficiali, la realtà a Cayo non si è mossa di un centimetro: i tetti continuano a essere distrutti, le case rimangono aperte al sole e alla pioggia, l'aiuto statale non arriva, e le promesse rimangono parole vuote.
Mayeta sostiene che tutto risponde a una logica nota: “vivere di racconti”, riempire rapporti e mantenere le apparenze di fronte all'opinione pubblica, mentre il popolo continua a essere in rovina.
L'“immagine ufficiale” che non rappresenta la realtà
Il reporter ha anche smentito la narrazione mostrata dai media statali riguardo la donna che ha accolto con entusiasmo Díaz-Canel. Secondo Mayeta, Teresa, che è apparsa sorridente e grata nei video ufficiali, ha ricevuto molteplici donazioni da un gruppo di aiuto sociale (Conducta): frigorifero, letto, pentole elettriche, vestiti e altro.
Tuttavia, i vicini affermano che ha rivenduto tutto ciò che le è stato consegnato e continua a chiedere assistenza. Anche così, è stata scelta come “immagine di ringraziamento” durante la visita ufficiale.
"La visita è passata... e la storia rimane la stessa."
Il sentimento generale tra i residenti del Cayo è di stanchezza e delusione. “Il popolo è stanco, ma non cieco”, avverte Mayeta. Dopo la visita presidenziale, le telecamere se ne sono andate, le guardie del corpo se ne sono andate, il seguito è scomparso... ma i problemi rimangono esattamente dove erano. “Nessun aiuto reale, niente.”
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