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Il regime di Daniel Ortega e Rosario Murillo continua a trasformare la disperazione di migliaia di cubani in una fonte inesausta di guadagni che continua a rimpinguare le loro casse, anche mentre la pressione internazionale aumenta e gli Stati Uniti inaspriscono la loro politica contro Managua.
Mentre Washington avverte che il governo sandinista usa la migrazione come arma politica, la rotta Managua-Honduras-Messico continua a essere attiva e redditizia, con i cubani come colonna portante.
I dati più recenti rivelati dal quotidiano indipendente La Prensa mostrano che tra gennaio e luglio 2025, oltre 21.000 migranti diretti verso gli Stati Uniti sono entrati in Honduras dalla Nicaragua. L'83% erano cubani.
La cifra conferma una tendenza sostenuta; nonostante le restrizioni degli Stati Uniti e del Messico, i cubani continuano a puntare sulla via nicaraguense come unica via di uscita di fronte alla crisi e alla repressione del regime dell'isola.
Per il Nicaragua, il flusso migratorio è diventato un'industria. Tra il 2021 e il 2024, Ortega ha eliminato i requisiti di visto per i cittadini cubani, haitiani e di diverse nazioni africane e asiatiche.
La decisione ha aperto le porte a un affare milionario basato su voli charter, tariffe gonfiate e pagamenti obbligatori. I migranti hanno pagato tra 2.000 e 5.000 dollari per biglietto per entrare in una repubblica che non li voleva come visitatori, ma come merce di passaggio.
Solo tra gennaio a ottobre del 2023, la Direzione Generale della Migrazione del Nicaragua ha raccolto circa 66 milioni di dollari per questi movimenti.
Le cifre complete sono impressionanti, con oltre 400.000 cubani che hanno utilizzato la rotta Managua-Honduras-Messico tra il 2021 e il 2024, un'onda umana che ha sostenuto l'economia nicaraguense in mezzo all'isolamento internazionale.
Il business non si è fermato nemmeno quando gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a compagnie aeree e operatori che facilitavano il traffico. Nel 2024, la rotta continuava a generare profitti, con Managua trasformata in un trampolino per coloro che cercano di arrivare al confine meridionale.
Mentre il Nicaragua lucrava, viveva anche il proprio esodo. Più di 600.000 nicaraguensi hanno abbandonato il paese dal 2018 per fuggire dalla repressione e dal collasso economico.
La dittatura ha trovato in quel dramma doppio, la fuga dei suoi e l'arrivo di stranieri che attraversano di passaggio, una forma per sostenersi con rimesse milionarie che hanno superato i 4.000 milioni di dollari nel 2023 e pagamenti migratori che alimentano l'élite sandinista.
Questo intreccio economico si verifica nel contesto del confronto con gli Stati Uniti, che accusano Ortega di facilitare il traffico di esseri umani. L'amministrazione Trump ha annunciato quest'anno restrizioni sui visti contro più di 250 alti funzionari nicaraguensi, definendo il regime "una minaccia per la sicurezza" e accusandolo di trasformare la migrazione irregolare in uno strumento politico.
Washington sostiene che Managua permette, e addirittura promuove, l'ingresso di cubani, haitiani, venezuelani e cittadini di altri paesi per inviarli in massa al confine sud, esercitando pressione sul sistema migratorio statunitense. È un'accusa che si ripete da mesi e che ora arriva sostenuta da misure diplomatiche più incisive.
L'Honduras, che riceve il primo impatto del flusso migratorio, ha riportato un crollo del 90% nelle entrate irregolari nel 2025 rispetto all'anno precedente, a causa di controlli più severi in Messico e negli Stati Uniti.
Tuttavia, i cubani continuano a rappresentare un volume significativo con 16.790 fino a novembre. La ragione è evidente se il Nicaragua mantiene la politica di libero visto per i cittadini dell'isola, un privilegio che è diventato un salvavita per alcuni e un affare per altri.
La rotta continua, alimentata dalla necessità dei cubani e dalla volontà del regime Ortega-Murillo di continuare a arricchirsi a spese della tragedia migratoria regionale. E sebbene il cerchio internazionale si stringa, Managua sembra decisa a mantenere aperta una delle vie più lucrative, e pericolose, per arrivare in Messico e negli Stati Uniti.
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