Il sacerdote cubano Olbier Hernández, residente in Spagna, ha risposto con una forte spiritualità a una domanda che molti cubani dentro e fuori dall'isola si pongono tra la disperazione e la fede: Dio ha abbandonato Cuba?
In un'intervista concessa alla giornalista Tania Costa per CiberCuba, il padre Olbier ha riflettuto sulle radici storiche della crisi spirituale e morale del paese, il peso del comunismo sulla coscienza nazionale e l'urgenza di ritrovare la fede come cammino verso la libertà.
“Il popolo cubano si è dimenticato di Dio. La gente ha avuto paura, ha abbandonato la fede e le chiese sono state perseguitate. Il regime ha manipolato il linguaggio religioso e ha cercato di sostituire l'uomo trasformato dal Vangelo con il nuovo uomo del comunismo”, ha affermato il sacerdote.
Ricordò anche come nei primi anni della cosiddetta Rivoluzione, tra il 1961 e il 1962, il regime espulse preti e suore, imbarcandoli sulla nave Covadonga verso la Spagna, in quello che definì “un colpo brutale contro la Chiesa cattolica cubana”.
Per il padre Olbier, quella persecuzione spirituale e politica si è ripetuta in molte forme nel corso della storia: “C'è sempre stato un Covadonga a Cuba. Chiunque si faccia notare nella dissidenza o nella vita religiosa indipendente finisce per essere espulso o emarginato”.
Tuttavia, il sacerdote ha assicurato che Dio non ha abbandonato Cuba: “Dio è dove c'è chi soffre; è in ogni casa senza tetto, in ogni prigioniero politico, in ogni famiglia senza libertà. Dio è in mezzo alla sofferenza del popolo cubano. È quel popolo che deve scoprire Dio per avere la forza di spezzare le catene della dittatura.”
Una fede che si traduce in azione
Attualmente, dal Spagna, il padre Olbier sta promuovendo una campagna umanitaria chiamata “Un materasso, una speranza per Cuba”, destinata a inviare materassi, attrezzi, medicine, prodotti per l'igiene e cibo alle famiglie dell'oriente cubano che hanno perso tutto a causa del passaggio dell'uragano Melissa.
L'iniziativa —coordinata insieme alla Fondazione ‘Tocan a mi Puerta’ e al progetto ‘Cuba Solidaria’— centralizza la raccolta di donazioni a Valencia, dove la comunità cubana in esilio ha risposto con generosità.
I interessati possono contribuire direttamente presso il centro parrocchiale di via Archena 43 o tramite trasferimenti solidali sotto il concetto “Colchón Cuba Solidaria”.
Con queste azioni, il padre Olbier dimostra che la sua fede si traduce in opere concrete. La sua opera caritativa e il suo messaggio di speranza sono diventati un simbolo di resistenza morale di fronte all'abbandono del regime e alla rassegnazione del popolo.
“Dio non si scorda di nessuno,” insistette. “È in ogni cubano che soffre, in ogni madre che prega per il suo figlio in prigione, in ogni anziano che ha fame. Cuba ha bisogno di tornare a credere per poter rialzarsi.”
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