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Cuba si è svegliata questo giovedì immersa in una nuova giornata di blackout generalizzati.
Secondo quanto comunicato dalla Unión Eléctrica (UNE) nel suo comunicato giornaliero, il sistema elettrico nazionale continua a essere in crisi, con un deficit che supera i 1.100 megawatt (MW) durante le ore di punta.
Questo significa che oltre il 40% della domanda del paese non può essere soddisfatta, il che manterrà milioni di cubani senza elettricità per gran parte del giorno e della notte.
La stessa UNE ha riconosciuto che le interruzioni si sono protratte per 24 ore mercoledì e che la mattinata di giovedì è iniziata con tagli di energia.
La massima affettazione riportata è stata di 1.311 MW alle 18:10, una cifra che rivela l'entità del crollo.
A questa situazione si aggiungono altri 414 MW fuori servizio nell'oriente del paese, tra Las Tunas e Guantánamo, a causa dei danni causati dal huracán Melissa, che ha provocato seri danni a linee e sottostazioni.
Un sistema rotto
Alle 6:00 del mattino, la disponibilità totale del sistema era di appena 1.720 MW, a fronte di una domanda di 2.100 MW, il che comportava già un deficit di 380 MW.
Nell'orario di punta si stima un'perturbazione di 500 MW.
La situazione peggiorerà con l'arrivo della sera: per l'orario di punta, la UNE stima una domanda di 2.850 MW e una disponibilità che non supererà i 1.760 MW, il che comporterà un deficit di almeno 1.090 MW, con un'impatto di 1.160 MW.
Il regime cerca di attribuire il collasso a guasti e manutenzioni programmate, ma il panorama riflette un deterioramento strutturale del sistema elettrico, senza investimenti reali né pianificazione a lungo termine.
Attualmente, è fuori servizio l'Unità 2 della centrale termoelettrica di Felton a causa di un guasto, oltre ad altre due unità a Santa Cruz del Norte e Cienfuegos per manutenzione.
In totale, 653 MW rimangono indisponibili a causa di limitazioni tecniche nelle centrali termiche, una costante negli ultimi mesi.
Falta di carburante e abbandono
La crisi si aggrava a causa della cronica scarsità di carburante, che paralizza buona parte della generazione distribuita.
La UNE riporta 60 centrali fuori servizio per mancanza di gasolio, il che equivale a 519 MW in meno, e altri 131 MW non disponibili per mancanza di lubrificanti.
In totale, si perdono 650 MW a causa della mancanza di risorse energetiche di base, il che riflette il collasso logistico e finanziario del paese.
Sebbene il governo insista nel promuovere i "progressi" nelle energie rinnovabili, i risultati sono insignificanti di fronte all'ampiezza della crisi.
I 22 nuovi parchi solari fotovoltaici dell'ovest e del centro dell'Isola hanno fornito solo 420 MW al loro picco, una quantità che non riesce a compensare nemmeno una frazione delle perdite del sistema termico.
Apagoni senza fine e promesse vuote
A L'Avana, l'Empresa Eléctrica provinciale ha informato che la capitale ha subito interruzioni di corrente per quasi 11 ore mercoledì, con un picco massimo di 174 MW alle 19:00.
Il servizio è stato ripristinato poco prima delle 21:00.
"Non è stato necessario influenzare i blocchi programmati (4 e 6) alle 22:00. Nella mattinata non ci sono stati impatti a causa di deficit", precisa la nota pubblicata su Facebook.
La realtà nei quartieri dell'Avana rimane la stessa: interruzioni intermittenti, sovraccarichi nei circuiti e una popolazione esasperata.
Mentre la UNE pubblica rapporti quotidiani carichi di tecnicismi, la popolazione continua a rimanere nell'oscurità, senza refrigerazione per gli alimenti, senza ventilazione in mezzo al caldo e senza elettricità per svolgere lavoro o studio.
Più di un decennio di promesse non mantenute, mancanza di manutenzione, corruzione e dirottamento di risorse hanno portato a un sistema energetico in rovina, incapace di sostenere la domanda minima della popolazione.
I cubani non aspettano più soluzioni, solo il prossimo blackout.
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