La situazione epidemiologica a Ciego de Ávila potrebbe aggravarsi dopo le piogge dell'uragano Melissa

Nella provincia circolano i serotipi 2, 3 e 4 del dengue, una combinazione che aumenta il rischio di forme gravi e complicazioni in coloro che hanno già sofferto della malattia.

Una bambina malata di dengue su un letto improvvisato a Cuba (Immagine di archivio)Foto © Facebook / Yoandris Verane

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La provincia di Ciego de Ávila si trova ad affrontare un panorama sanitario allarmante: dengue, Oropouche e Chikungunya circolano simultaneamente in diversi municipi, e le piogge dell'uragano Melissa minacciano di aggravare ulteriormente la crisi.

Anche il settimanale ufficiale Invasor assicura che "si mantengono azioni antivettoriali", ma la realtà descritta dagli stessi funzionari della Salute rivela un sistema sopraffatto e una popolazione abbandonata di fronte alla proliferazione del mosquito Aedes aegypti.

Secondo il direttore provinciale della Salute, Dr. Kesnel Lima Ruíz, nel territorio "circolano i serotipi 2, 3 e 4 della dengue", una combinazione che aumenta il rischio di forme gravi e di complicazioni in pazienti che hanno già sofferto della malattia.

Ha anche riconosciuto l'aumento dei casi febbrili e la presenza confermata dei virus Oropouche e Chikungunya, due infezioni trasmesse da vettori che in altre regioni dei Caraibi hanno provocato focolai di grande entità.

Lo stesso funzionario ha avvertito sulla necessità di un monitoraggio medico per coloro che hanno sofferto di alcune di queste malattie, poiché possono sviluppare conseguenze epatiche e altre complicazioni fino a tre mesi dopo.

Tuttavia, nella pratica, il sistema sanitario è privo di risorse, personale e mezzi diagnostici per garantire quel controllo, e le popolazioni colpite si lamentano di non ricevere né disinfestazioni né assistenza sanitaria tempestiva.

Un palcoscenico ideale per le zanzare e uno Stato assente

Le piogge di Melissa, che hanno inondato strade, abitazioni e terreni, hanno lasciato accumuli di acqua stagnante in interi quartieri, dove la spazzatura e il degrado delle fogne generano un terreno fertile per la riproduzione dell'Aedes aegypti.

Questo mosquito, vettore del dengue, si moltiplica facilmente in condizioni di calore e umidità come quelle che predominano attualmente nella regione.

Nonostante ciò, la risposta istituzionale è minima: si riduce a blocchi di casi e a disinfestazioni mirate, il che significa che si interviene solo nelle abitazioni dove ci sono già malati e in quelle adiacenti.

In realtà, si tratta di misure reattive e insufficienti di fronte a una crisi che si aggrava senza controllo.

Il stesso giornale ufficiale ammette che Ciego de Ávila e Morón sono in fase di trasmissione attiva, mentre altri comuni - Chambas, Florencia, Majagua, Venezuela e Baraguá - presentano indici di infestazione così elevati da collocarli in una situazione di alto rischio.

Tuttavia, il governo insiste nel trasmettere un'immagine di normalità, supportato dalla dichiarazione della Difesa Civile che ha dichiarato conclusa la Fase di Allerta ciclone e ha proclamato il ritorno alla "normalità" poche ore dopo l'uragano.

La popolazione, al contrario, sa che l'emergenza non è ancora finita.

I vicini convivono con acque pestilenti, larve visibili in trincee e serbatoi, e una totale assenza di fumigazione.

Nei quartieri come Ciro Redondo, i residenti hanno denunciato di vivere tra acque nere da oltre un mese senza alcuna risposta da parte delle autorità sanitarie né dell'Acueducto e Alcantarillado.

La salute pubblica, tra scarsità e propaganda

Mientras le autorità locali chiedono di "rivolgersi al medico in caso di febbre o malessere", gli ospedali avileños sono privi di medicinali, reagenti e attrezzature diagnostiche di base.

Molti pazienti vengono rimandati a casa senza test di conferma né follow-up, il che aumenta il rischio di complicanze.

Il governo, da parte sua, continua a incolpare il clima e la "indisciplina sociale" per la diffusione delle malattie, ma omette la propria responsabilità nel deterioramento del sistema sanitario e nell'abbandono delle campagne di controllo vettoriale.

Il paese non dispone di combustibile sufficiente per garantire le fumigazioni, e la mancanza di personale - dopo anni di esodo medico e salari bassi - ha paralizzato i programmi di sorveglianza epidemiologica.

La viceministra della Salute Pubblica, Carilda Peña García, ha recentemente riconosciuto un aumento significativo dei casi febbrili in tutto il paese, con trasmissione attiva in oltre un centinaio di comuni.

Tuttavia, la sua raccomandazione di "non restare malati a casa" contrasta con la realtà di migliaia di cubani che non trovano medici disponibili né ospedali in grado di accoglierli.

Un rischio che si moltiplica

Con il passaggio di Melissa, le intense piogge e le inondazioni lasciano dietro di sé un terreno fertile per il riemergere del dengue e di altre arbovirosi.

A misura che l'acqua si accumula in cortili, fossi e serbatoi improvvisati, la zanzara Aedes aegypti si moltiplica e il rischio di contagio aumenta, soprattutto in zone dove la raccolta dei rifiuti e il drenaggio sono quasi inesistenti.

Lungi dall'agire in modo preventivo, lo Stato cubano si limita a emettere esortazioni e slogan.

Le campagne di disinfestazione, un tempo massicce e sistematiche, oggi sono sporadiche o addirittura assenti, e i cittadini devono affrontare da soli la minaccia di un'epidemia che potrebbe aggravarsi nei prossimi giorni.

Ciego de Ávila, come buona parte del paese, vive intrappolata tra l'abbandono ufficiale, il collasso sanitario e la diffusione di malattie che il governo non riesce - né sembra voler - controllare.

Le piogge dell'uragano Melissa non hanno solo lasciato pozzanghere e abitazioni allagate: hanno messo nuovamente in evidenza la fragilità di un sistema incapace di proteggere la vita e la salute dei suoi cittadini.

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Redazione di CiberCuba

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