Il governo cubano insiste sulla “sovranità energetica” in mezzo alla peggiore crisi elettrica della sua storia

Il governo cubano affronta una crisi elettrica storica con massicci blackout e promesse di investimento nelle energie rinnovabili. La popolazione soffre per la mancanza di soluzioni efficaci mentre il discorso ufficiale insiste sulla "sovranità energetica".

Ramiro Valdés Menéndez e pannelli solariFoto © Facebook / UNE - X / @EnergiaMinasCub

Video correlati:

Il governo cubano ha nuovamente parlato di “sovranità energetica” mentre il paese sta attraversando la peggiore crisi di approvvigionamento elettrico della sua recente storia, contrassegnata da blackout di fino a 40 ore e da un malessere sociale senza precedenti.

Il ministero dell'Energia e delle Miniere (MINEM) ha annunciato in social media che sono già sincronizzati 30 parchi fotovoltaici con una capacità di 21,8 MW distribuiti su tutto il territorio, il che, sommato a oltre 500 MW di fonti rinnovabili e all'estrazione di petrolio e gas nazionali, “permette di avanzare sulla strada della sovranità energetica”.

Captura di schermo X / @EnergiaMinasCub

Il discorso, tuttavia, contrasta con la realtà che vive la popolazione. La Unión Eléctrica (UNE) ha riconosciuto questa settimana che molte terme elettriche sono in funzione da oltre 40 anni senza ricevere manutenzioni capitali, il che ha provocato guasti imprevisti e prolungati.

Il direttore della UNE, Alfredo López Valdés, ha ammesso che “non abbiamo avuto la possibilità finanziaria di risolvere il 100 per cento dei problemi”, mentre giustificava l'impossibilità di prevedere con esattezza i tempi di riparazione.

Le promesse di investimento in 51 parchi solari e sistemi di accumulo con batterie, con un budget di un miliardo di dollari, arrivano in mezzo a blackout massivi che hanno lasciato senza elettricità tutto l'oriente cubano, con la centrale termoelettrica Antonio Guiteras — la più importante del paese — prossima a fermarsi per manutenzione.

La narrativa ufficiale della “sovranità energetica” non è nuova. Sin dalla “Rivoluzione Energetica” lanciata dal dittatore Fidel Castro nel 2005, il termine è stato utilizzato in modo ricorrente per giustificare programmi di risparmio, sostituzione tecnologica e investimenti in energie rinnovabili.

Ma due decenni dopo, il risultato è stato lo stesso: un sistema elettrico collassato, dipendenza dal petrolio importato e assenza di soluzioni strutturali.

Per le strade e sui social, l'esasperazione è evidente. Frasi come “questo non è vivere” o “ci stanno uccidendo in vita” si moltiplicano nei commenti dei cittadini che denunciano la precarietà estrema.

Incluso i giornalisti legati al governo, come Yirmara Torres Hernández, hanno pubblicamente messo in discussione come sia possibile sopravvivere con “28 ore di blackout per 2 ore di elettricità”.

Il malessere aumenta a causa della disuguaglianza percepita: mentre la maggior parte sopporta interruzioni di corrente infinite, i dirigenti dispongono di centrali elettriche e accesso al combustibile. Il contrasto è ancora più grande sapendo che il conglomerato militare GAESA gestisce miliardi in attivi liquidi, mentre la UNE sostiene di non avere risorse per mantenere le centrali termoelettriche.

Per molti cubani, la “sovranità energetica” è diventata uno slogan vuoto che maschera l'incapacità o la mancanza di volontà del regime di garantire un servizio elettrico stabile. Nel 2025, l'oscurità che avvolge l'Isola non è solo quella dei black out, ma quella di un sistema esausto che ripete promesse non mantenute mentre condanna il proprio popolo a sopravvivere nell'ombra.

Promesse riciclate e risultati invisibili

In dicembre 2024, il titolare del MINEM, Vicente de la O Levy, ha presentato un piano “miracoloso” per porre fine ai blackout a lungo termine, mentre il governante Miguel Díaz-Canel nominava il comandante Ramiro Valdés Menéndez come leader di un programma governativo per la stabilizzazione e il recupero del Sistema Elettrico Nazionale (SEN).

Il piano, come sempre, si è aggiunto alla lunga lista di progetti e programmi annunciati da oltre due decenni, tutti con la promessa di stabilizzare il SEN e garantire quella che viene definita "sovranità energetica".

Tuttavia, l'esperienza ha dimostrato che questi impegni ufficiali raramente vanno oltre i documenti e i discorsi. Inoltre, nei scenari ottimisti presentati dal MINEM, i conti non sono sufficienti a coprire la domanda nazionale, il che evidenza che il piano si basa su proiezioni gonfiate e poco realistiche.

La proposta di recuperare 850 MW nella generazione distribuita e aumentare la disponibilità media a 1.400 MW contrasta con i rapporti giornalieri della UNE, dove il deficit reale tende a superare tale cifra e la mancanza di carburante lascia spente le centrali.

Tuttavia, il ministro ha parlato di un “fornitura stabile” di carburante e di megaprojette di energie rinnovabili, ignorando che il piano si basa su risorse che il paese non ha garantite e dipende da finanziamenti e importazioni esterne che, nella pratica, non arrivano, come la realtà ha dimostrato.

Dal 2015 sono stati annunciati impianti solari, eolici e a biomassa che apportano solo una frazione minima della produzione totale, incapaci di sostituire la base termica deteriorata. Oggi, con oltre 500 MW di energia solare installati –secondo la propaganda del regime-, il contributo al SEN è ancora marginale e vulnerabile all'intermittenza del clima.

Nel frattempo, la riabilitazione delle centrali termoelettriche si protrae senza scadenze concrete, influenzata dalla mancanza di pezzi, metalli e risorse finanziarie. La realtà è che l'obsolescenza tecnologica pesa più delle promesse vuote, e ogni annuncio di riparazione si trasforma in un'altra attesa interminabile.

La popolazione, da parte sua, non percepisce miglioramenti. I blackout prolungati e i danni collaterali sull'economia, sulla salute e sulla vita quotidiana smentiscono la retorica trionfalista di un piano che, proprio come i suoi predecessori, sembra destinato al fallimento.

A occhi di molti cubani, queste promesse non sono altro che un'altra cortina di fumo per guadagnare tempo e giustificare la paralisi di un sistema elettrico al limite del collasso.

Archiviato in:

Redazione di CiberCuba

Un team di giornalisti impegnati a informare sull'attualità cubana e temi di interesse globale. Su CiberCuba lavoriamo per offrire notizie veritiere e analisi critiche.