Una madre cubana ha alzato la voce per esigere la liberazione di suo figlio di 19 anni, detenuto dal Servizio di Immigrazione e Controllo delle Dogane (ICE) a Tacoma, Washington, nonostante abbia superato il colloquio di paura credibile e la sua famiglia abbia già pagato la cauzione imposta dalle autorità migratorie.
San Karel Sánchez Blanco ha attraversato il confine dal Messico nel gennaio del 2025, dopo essere stato sequestrato per un mese a Zacatecas, Messico, dove sua madre ha pagato cinquemila dollari di riscatto per salvargli la vita.
Oggi, lontano dal trovare rifugio negli Stati Uniti, il giovane rimane incarcerato in un centro di detenzione per migranti, con la minaccia di essere deportato anche in un paese diverso da Cuba.
“Mio figlio è disperato perché è stato un mese intero sequestrato in Messico. Sono entrato a 18 anni e ha già compiuto 19 anni in prigione, è diventato secco e magro, persino gli occhiali si sono persi”, ha raccontato Glisett Blanco Pérez, madre del giovane, in dichiarazioni a Noticias 23 de Univisión.
“Mi hanno detto che lo avrebbero rilasciato, mi hanno chiesto mille dollari e ad oggi non me l'hanno ancora restituito”, ha lamentato.
Desde il suo account su Instagram, il giornalista Javier Díaz di Univisión 23 ha anticipato che il ragazzo è in detenuto da quasi 70 giorni e ha iniziato uno sciopero della fame.
Sua madre, residente negli Stati Uniti, insiste che il ragazzo non è solo vittima di un processo migratorio che definisce ingiusto, ma anche della persecuzione politica a Cuba, dove la famiglia sostiene di aver ricevuto minacce dalla polizia a causa della sua posizione di opposizione al regime.
“Chiedo a tutti coloro che vedono questo video di avere un po' di cuore e vedere se possono liberare mio figlio. Chiedo solo la sua liberazione, perché siamo in un paese di libertà e non me l'hanno ancora dato.”, ha esclamato la donna.
Il contesto di ICE e i cubani
Il caso di San Karel si inserisce in un quadro sempre più difficile per i migranti cubani negli Stati Uniti. L'ICE ha intensificato la sorveglianza e le detenzioni di cubani con documenti come lI-220A, anche durante appuntamenti migratori di routine, il che ha suscitato allarme nella comunità.
Nei primi sette mesi del 2025, le autorità migratorie hanno effettuato più di 149.000 arresti, riflettendo un inasprimento della politica migratoria. Tra i detenuti ci sono donne cubane liberate dopo settimane di detenzione senza una chiara spiegazione, giovani intrappolati in processi legali interminabili e famiglie distrutte dall'incertezza.
Nel frattempo, operazioni come “Il peggio del peggio” si concentrano su migranti con gravi precedenti penali, ma parallelamente aumentano i rapporti di cubani senza reati che continuano a rimanere in prigione nonostante abbiano processi in regola.
Nel caso di San Karel, sua madre insiste sul fatto che non chiede privilegi, ma giustizia con la liberazione di questo ragazzo che, a soli 19 anni, è passato dall'essere sequestrato in Messico a trovarsi dietro le sbarre in un centro di detenzione per migranti negli Stati Uniti.
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