L'amministrazione Trump descrive l'"Alligator Alcatraz" in Florida: “L'unica via d'uscita è un volo di sola andata”

Con una capacità di 5.000 immigrati e sostenuto dall'amministrazione Trump e dal governatore DeSantis, il progetto ha suscitato critiche da parte di ambientalisti e difensori dei diritti umani per il suo carattere punitivo e il suo impatto sulle comunità migranti.

Karoline Leavitt e coccodrilliFoto © X / @RapidResponse47 e Wikimedia Commons

La Amministrazione Trump ha annunciato l'apertura di un nuovo centro di detenzione per immigrati nel cuore degli Everglades in Florida, una struttura descritta come “l'Alcatraz dei coccodrilli”, un nome che lascia poco spazio all'immaginazione ed evoca immagini di reclusione estrema, isolamento e punizione.

In una conferenza stampa tenutasi lunedì, la segretaria stampa Karoline Leavitt ha anticipato che il presidente Donald Trump viaggerà in Florida per inaugurare personalmente il centro, situato presso il remoto aeroporto di addestramento e transizione Dade-Collier, accompagnato da figure come la segretaria per la Sicurezza Nazionale Kristi Noem, il governatore Ron DeSantis e il congressista Byron Donalds.

“C'è solo un'unica strada di ingresso e una sola uscita. L'unica uscita è un volo di sola andata”, ha affermato Leavitt descrivendo il carattere implacabile del luogo, circondato da fauna pericolosa e vegetazione ostile.

La struttura, come precisato, avrà la capacità di ospitare fino a 5.000 immigrati con precedenti penali, come parte di ciò che ha definito “la più grande campagna di deportazione di massa nella storia degli Stati Uniti”.

Construito in appena una settimana su una pista in disuso della contea di Miami-Dade, l’“Alligator Alcatraz” evoca la mitica prigione di San Francisco e l'ambiente ostile delle Everglades, infestato da alligatori e pantere in pericolo di estinzione. Il nome non ufficiale, adottato anche da leader repubblicani, mira a proiettare un messaggio di forza e punizione, con chiari fini politici.

Il progetto è stato promosso da James Uthmeier, ex capo di gabinetto di DeSantis e attuale procuratore generale della Florida, che ha trasformato l'iniziativa in una vetrina politica. Infatti, il Partito Repubblicano statale ha già iniziato a vendere merchandising con l'immagine del “Alligator Alcatraz”.

Dietro la rapidità nella costruzione del centro c'è un'ordine esecutivo firmata da DeSantis nel 2023 che gli consente di confiscare terreni statali senza autorizzazione legislativa. L'uso di questa facoltà è stato fortemente criticato da autorità locali e organizzazioni civili.

Inoltre, gruppi ambientalisti come Amigos de los Everglades hanno presentato azioni legali per fermare il progetto, denunciando che il 96% del terreno è composto da zone umide che ospitano specie vulnerabili come la pantera della Florida.

“Questo piano non è solo crudele, ma minaccia l'ecosistema degli Everglades, la cui protezione è costata miliardi ai contribuenti”, ha avvertito Eve Samples, direttrice dell'organizzazione.

Un avviso per gli immigrati

Il centro, che costerà circa 450 milioni di dollari all'anno, è stato approvato dal Dipartimento della Sicurezza Nazionale, che si è impegnato a rimborsare parzialmente lo stato. L'operazione rafforza la allineamento strategico della Florida con la politica di linea dura di Trump e consolida quello stato come un bastione della sua visione migratoria.

Per la comunità cubana, che ha vissuto in prima persona le detenzioni, le deportazioni e gli ostacoli migratori, questo nuovo passo rappresenta un segnale di allerta.

Sebbene il centro sia inizialmente destinato a immigrati con precedenti penali, le organizzazioni per i diritti umani temono che il suo utilizzo possa ampliarsi e che le condizioni disumane ivi descritte diventino parte strutturale di un sistema migratorio punitivo.

“L'unica via d'uscita è un volo di sola andata”, ripeté la portavoce presidenziale. Un messaggio che va oltre il microfono e colpisce il cuore di coloro che sognano di ricostruire le proprie vite negli Stati Uniti.

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Redazione di CiberCuba

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