Il giornalista indipendente cubano pulisce il pavimento con Díaz-Canel in un messaggio devastante

Jorge Enrique Rodríguez ha fatto una critica diretta e una denuncia chiara del collasso strutturale a Cuba.


Il giornalista indipendente cubano Jorge Enrique Rodríguez ha lanciato una risposta fermissima al governante Miguel Díaz-Canel, dopo dichiarazioni in cui questi ha insinuato che alcuni settori stessero promuovendo atti vandalici contro le infrastrutture dello Stato.

Rodríguez ha smontato l'argomento con ironia, critica diretta e una denuncia chiara del collasso strutturale a Cuba.

“Non abbiamo bisogno di compiere atti vandalici contro le infrastrutture dello Stato. Questo sarebbe un favore per te, dato che tutta l'infrastruttura dello Stato è crollata a causa delle conseguenze quotidiane di voi tre: El Fide, Raulitín e ora tu, mio re”, ha scritto il giornalista dal suo profilo sui social media.

In his post, Rodríguez challenged Díaz-Canel to mention “almeno tre ‘infrastrutture’ di quelle che dice, capaci di resistere a un solo colpo di pomodoro.”

“Le scuole in declino. I circoli infantili in rovina. Gli ospedali suscitano pena. Le fabbriche chiuse. Le locande non esistono più. I ristoranti che un tempo erano simboli, abbandonati. I negozi chiusi. Le stazioni di polizia vuote -sì, perché la fuga è in aumento, e su questo ti stiamo avvertendo-”, enumerò.

La sua risposta ha combinato denuncia sociale con un linguaggio colloquiale ricco di sarcasmo e critica politica.

“Hai paura che vengano lanciati due boniatazos a ETECSA?”, ironizzò.

E ricordò l'11 luglio 2021, quando il regime criminalizzò le proteste pacifiche accusando i manifestanti di vandalismo e sedizione.

“Il vostro bluff lo avete visto l'#11J quando avete inventato la cosa del vandalismo e della sedizione. Non minacciare più, né inventare di più, e quella pena di morte sai che te la puoi infilare nell'orifizio che preferisci. La paura bussa alla nostra porta, ma i nostri cojones non le aprono”, ha sentenziato Rodríguez.

Captura di Facebook/Jorge Enrique Rodríguez

Onda di reazioni: “Non si può vandalizzare ciò che è già stato vandalizzato”

Le parole del giornalista hanno suscitato un'ampia ondata di reazioni tra gli utenti che si sono sentiti identificati con la sua denuncia.

Molti hanno celebrato il suo tono diretto, mentre altri hanno condiviso riflessioni personali che hanno completato l'idea che la presunta infrastruttura che protegge il governo non è altro che un insieme di rovine.

“Quell'infrastruttura di cui parla il Pinocho Barrigón è una rovina che si sta sgretolando”, ha commentato un utente.

“Il comunismo è più vandalico delle maras”, aggiunse un altro.

“Non si può vandalizzare ciò che è già stato vandalizzato”, ironizzò un altro.

“Tomatazo… ¿boniatazo? Al prezzo a cui sono, diranno che sono armi finanziate dall’impero!”, ha scritto un altro follower tra emoticon e sarcasmo.

Alcuni scherzarono con l'espressione "Raulitín", usata dal giornalista per riferirsi a Raúl Castro, mentre altri applaudirono la conclusione del messaggio:

“Quella finale è stata epica. 'La paura bussa alla nostra porta, ma i nostri attributi non le aprono'”, ha celebrato un'utente, accompagnando il suo commento con una pioggia di applausi e cuori.

Una critica sostenuta al crollo del modello

La pubblicazione di Jorge Enrique Rodríguez si iscrive in un'onda crescente di voci critiche dentro e fuori dall'isola che denunciano non solo lo stato materiale del paese, ma anche il discorso ufficiale che cerca di giustificare il fallimento con minacce, manipolazione e repressione.

Il messaggio del giornalista non punta solo al fallimento materiale dello Stato cubano, ma anche alla sua incapacità di sostenere un racconto credibile di fronte alla realtà dei cittadini.

“Non è più stupido perché non si allena...”, ha concluso Rodríguez nella sezione commenti del suo post, chiarendo che la sua critica va oltre il sarcasmo: è un grido di esasperazione e sfida.

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