"Se non riescono a gestire questo paese, se ne vadano": Indignazione a Cuba per le parole di Díaz-Canel

Le parole di Díaz-Canel sulla crisi a Cuba e il suo appello a protestare in Argentina suscitano indignazione. I cubani criticano la gestione governativa e chiedono trasparenza nell'uso delle risorse.


Le recenti dichiarazioni del governante cubano Miguel Díaz-Canel, che ha affermato che la sua amministrazione non è responsabile dei blackout a Cuba e che è vittima di una campagna di discredito, hanno generato un'ondata di indignazione sui social media.

In un video diffuso ampiamente, Díaz-Canel è arrivato persino a convocare proteste contro il presidente argentino Javier Milei, distogliendo l'attenzione dalla grave crisi interna che affronta Cuba.

La risposta dei cubani non si è fatta attendere. Nel post di CiberCuba su questo tema, si possono leggere più di 3.200 commenti carichi di frustrazione e critiche al regime. Gli utenti richiedono spiegazioni sulla gestione delle risorse del paese e mettono in discussione il cinismo delle dichiarazioni del mandatario.

“Se non hai soldi e non ce la fai più, rinuncialo. Il popolo non ha niente e non ha nemmeno colpe; è quello che oggi soffre la fame, la mancanza di medicinali e di corrente. Viviamo in una miseria estrema con salari molto bassi che non bastano a nulla. Così non si costruisce una rivoluzione, così è una tortura vivere”, ha espresso un utente, riflettendo il sentimento generale.

Un altro commento afferma: “Dove sono i dollari di tutti i medici che da anni ti pagano in dollari e tu dai loro pesos cubani? Dove sono i dollari delle rimesse, del turismo, delle esportazioni? Dove sono i dollari dei negozi in MLC? Parla! Di questo devi parlare!”.

La popolazione denuncia anche l'inefficienza dello stato e la corruzione interna. “Questa è responsabilità del governo; se non avessero vietato la proprietà privata, forse non saremmo in questa situazione. Inoltre, hanno soldi, solo che non per il popolo. Sono degli inefficienti,” ha sottolineato un altro internauta.

Le critiche si concentrano anche sulle incongruenze del discorso ufficiale: “Quest'uomo invita a protestare per il popolo argentino e allora noi cubani non possiamo uscire nelle nostre stesse strade a protestare. Insomma, gli argentini possono protestare, noi no. Quel cattivo governo incompetente non lo crede più nessuno”.

Il malcontento è palpabile: “È facile: se non riescono a gestire questo paese, se ne vadano e lascino che persone più capaci lo amministrino e governino”, ha sentenziato un altro commento che riassume l'esasperazione popolare.

Le autorità escono a giustificare la crisi energetica

Il ministro cubano dell'Energia e Miniere, Vicente de la O Levy, ha annunciato che durante il 2025 potrebbero ridursi i blackout grazie all'inserimento di 46 parchi solari con una capacità stimata fino a 1.000 megawatt (MW). Tuttavia, ha ammesso che non verranno eliminati a causa del deterioramento prolungato delle termolettriche, della mancanza di pezzi di ricambio e del calo sostenuto nella produzione di petrolio nazionale.

De la O Levy ha sottolineato che la generazione elettrica consuma oltre il 50% del combustibile disponibile a Cuba e che l'infrastruttura per il trasporto del petrolio è precaria. La produzione petrolifera nazionale è diminuita di 138.000 tonnellate quest'anno a causa della mancanza di finanziamenti e risorse, aumentando così la dipendenza dalle importazioni.

Il governo punta ora sull'impulso delle energie rinnovabili con il supporto della Cina, che prevede l'installazione di 100 parchi solari entro il 2031. Il primo è stato attivato a febbraio di quest'anno alle porte dell'Avana.

Tuttavia, gli esperti avvertono che questi progressi saranno insufficienti per risolvere i problemi strutturali che affliggono il sistema elettrico cubano da decenni.

I blackout continuano ad influenzare gravemente la vita quotidiana dei cubani e l'economia nazionale, che non ha registrato crescita nel 2024.

In diverse province, i tagli dell'elettricità superano le 20 ore giornaliere, provocando interruzioni produttive e approfondendo il malessere sociale. Questo contesto è stato un detonatore delle principali proteste antigovernative degli ultimi anni.

Domande Frequenti sulle Dichiarazioni di Díaz-Canel e la Crisi a Cuba

Perché le dichiarazioni di Díaz-Canel hanno suscitato indignazione?

Le dichiarazioni di Miguel Díaz-Canel hanno suscitato indignazione perché minimizzano le sofferenze del popolo cubano, incolpando fattori esterni e distogliendo la responsabilità del governo. Inoltre, i suoi commenti sono stati percepiti come cinici, poiché invita a proteste all'estero mentre reprime manifestazioni interne. La popolazione chiede una gestione più efficace delle risorse e soluzioni concrete alla crisi energetica ed economica.

Qual è la situazione attuale dei blackout a Cuba?

La situazione dei blackout a Cuba è critica, con interruzioni che superano le 20 ore giornaliere in diverse province. Il sistema elettrico è in crisi a causa del degrado delle infrastrutture e della mancanza di manutenzione e investimenti. Il governo ha promesso miglioramenti tramite l'installazione di parchi solari, ma questi non sono sufficienti a risolvere i problemi strutturali del sistema.

Come ha reagito la popolazione cubana di fronte alle dichiarazioni del governo e alla situazione del paese?

La popolazione cubana ha reagito con crescente malcontento e critiche nei confronti del governo. I social media si sono riempiti di commenti di frustrazione, mettendo in discussione le priorità del governo e richiedendo risposte chiare. I cittadini si sentono abbandonati e repressi, il che ha portato a proteste e manifestazioni di disagio in diverse regioni del paese.

Quali proposte ha presentato il governo cubano per risolvere la crisi energetica?

Il governo cubano ha proposto di promuovere le energie rinnovabili con l'installazione di parchi solari, alcuni con il supporto della Cina. Tuttavia, queste misure sono considerate insufficienti per risolvere i problemi strutturali del sistema elettrico. La mancanza di pezzi di ricambio e la diminuzione della produzione di petrolio aggravano ulteriormente la crisi energetica.

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Redazione di CiberCuba

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