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Questo 3 febbraio ricorrono 63 anni da quando l'allora presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, firmò l'ordine esecutivo che stabilì l'embargo commerciale contro il regime cubano, in risposta alle espropriazioni forzate di proprietà americane sull'isola.
Nel corso delle decadi, questa politica è diventata uno dei principali argomenti del castrismo per giustificare il suo fallimento economico, nonostante le restrizioni imposte da Washington non siano state il fattore determinante nella crisi strutturale che attraversa il paese.
Origini dell'embargo
L'embargo su Cuba è stato implementato il 3 febbraio 1962 nel contesto della Guerra Fredda, dopo che il dittatore Fidel Castro nazionalizzò senza compensazione le aziende statunitensi presenti sull'isola. A questo si aggiunse la crescente alleanza del governo cubano con l'Unione Sovietica e il suo sostegno a movimenti guerriglieri in America Latina e in Africa.
Fin dalla sua istituzione, l'embargo è stato inasprito e allentato in diversi momenti. La Legge Torricelli (1992) e la Legge Helms-Burton (1996) hanno rafforzato le restrizioni, rendendo più difficile il commercio dei paesi terzi con Cuba e stabilendo che solo il Congresso degli Stati Uniti poteva revocarlo.
Tuttavia, diverse amministrazioni statunitensi hanno autorizzato alcune esenzioni, come la vendita di alimenti e medicinali, oltre a permettere l'invio di rimesse e l'attività di compagnie aeree e crociere durante lo scioglimento promosso da Barack Obama.
Uso propagandistico dell'embargo da parte del regime cubano
Il castrismo ha sfruttato l'embargo come strumento di propaganda per mascherare le proprie carenze e giustificare la crisi economica perenne del Paese.
Dall'istruzione ai mezzi di comunicazione statali, la narrativa ufficiale sostiene che il "blocco" (come lo definisce il governo cubano) sia il principale ostacolo per lo sviluppo dell'isola, nascondendo così l'inefficienza del modello socialista imposto dal Partito Comunista.
Tuttavia, Cuba mantiene relazioni commerciali con oltre 150 paesi e ha ricevuto per anni supporto finanziario dall'ex Unione Sovietica (che gli analisti stimano in cento miliardi di dollari, l'equivalente di sette Piani Marshall) e, più recentemente, dal Venezuela. Nonostante ciò, la scarsità di cibo, medicine e prodotti di prima necessità è stata una costante, anche nei momenti di maggiore apertura economica.
Scenari futuri
Il futuro dell'embargo rimane incerto. Sebbene ci sia un settore negli Stati Uniti che ne chiede la revoca, sostenendo che si tratta di una politica obsoleta che non ha raggiunto il suo obiettivo di democratizzare Cuba, la mancanza di progressi nei diritti umani e la persistente repressione contro la dissidenza hanno ostacolato qualsiasi cambiamento sostanziale.
Sotto l'amministrazione di Joe Biden, la politica nei confronti di Cuba è rimasta in linea generale senza grandi modifiche rispetto alle sanzioni imposte da Donald Trump, il quale ha revocato molte delle flessibilità adottate da Obama.
L'indurimento delle sanzioni e il ritorno nella lista dei paesi sponsor del terrorismo, promossi durante il secondo mandato di Trump, assumono nuove dimensioni grazie alla presenza di cubanoamericani nell'esecutivo.
A breve e medio termine, è poco probabile che l'embargo venga abolito senza riforme politiche ed economiche significative all'interno di Cuba.
In questo senso, il regime è il suo peggior nemico, poiché il suo rifiuto di attuare cambiamenti strutturali impedisce qualsiasi seria negoziazione con Washington. Finché il governo cubano continuerà a reprimere l'opposizione e a mantenere un sistema a partito unico, l'embargo rimarrà un ostacolo autoimposto che la leadership utilizzerà per perpetuare la sua narrativa vittimista.
A 63 anni dalla sua instaurazione, l'embargo statunitense a Cuba continua a essere un tema di dibattito internazionale. Tuttavia, la storia ha dimostrato che la principale causa della crisi economica e sociale dell'isola non è questa politica di Washington, ma il sistema politico ed economico imposto dal castrismo.
Finché il regime non cambierà il suo modello di governo, qualsiasi misura esterna, siano esse sanzioni o aperture, avrà un impatto limitato sulla vita dei cubani.
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