Né amnistia né indulto: il regime cubano sostiene che la liberazione dei prigionieri sia un “beneficio di scarcerazione anticipata”

La misura non estinguerebbe la sanzione penale per i condannati, ai quali le autorità non si riferiscono mai come “prigionieri politici” e a cui potrebbe essere revocata la misura e inviati nuovamente in prigione “se non soddisfano i requisiti”.


Il regime cubano ha annunciato la liberazione di 553 persone private della libertà, sotto quello che definisce “beneficio di liberazione o libertà anticipata”, un approccio che si contrappone a termini come "amnistia" o "indulto", comunemente associati a gesti di riconciliazione o perdono.

Nonostante la notizia incoraggiante, la misura ha generato polemiche poiché non estingue le sanzioni penali dei condannati e mantiene sotto stretta sorveglianza coloro che la ricevono.

Così lo ha chiarito mercoledì mattina la vicepresidente del Tribunale Supremo Popolare, Maricela Sosa Ravelo, durante uno scambio con il presentatore Humberto López nel programma ‘Revista Buenos Días’ della televisione cubana.

Secondo la funzionaria, la misura rientra nella Legge di Esecuzione Penale di Cuba e risponde a criteri umanitari e di reinserimento sociale previsti dalla legislazione vigente, che “abitualmente” vengono considerati dalle autorità penitenziarie dell'isola.

Differenze chiave: né amnistia né indulto

Sosa Ravelo ha spiegato che, a differenza dell'amnistia e dell'indulto, il "beneficio di scarcerazione anticipata" non elimina la sanzione penale.

Nel caso dell'amnistia, l'estinzione della pena è assoluta e viene concessa per decisione dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare. L'indulto, invece, è prerogativa del presidente della Repubblica, previa richiesta all'Assemblea Nazionale. In entrambi i casi, i beneficiari sono liberi da qualsiasi obbligo penale o supervisione.

Al contrario, l'escarcerazione anticipata implica un controllo continuo da parte del tribunale e di altre entità come la polizia e i gruppi di prevenzione. Se i liberati non soddisfano i requisiti stabiliti, possono essere rimandati in prigione per completare le loro condanne.

Requisiti e applicazione progressiva

La misura annunciata risponde, secondo Sosa Ravelo, a una “politica umanitaria e di reinserimento” che consente ai soggetti sanzionati che soddisfano determinati criteri di accedere a benefici penitenziari.

Questi criteri includono il buon comportamento, il reinserimento sociale e, in alcuni casi, condizioni di salute o età avanzata.

Per esempio, le persone sanzionate di età inferiore ai 20 anni possono essere valutate per il beneficio al completare un terzo della loro condanna. Nel caso delle donne primarie (non recidive), si applica lo stesso criterio. Coloro che hanno precedenti penali o recidive devono scontare almeno due terzi della loro condanna prima di essere considerati.

Inoltre, la vicepresidente ha sottolineato che questa pratica è abituale nel sistema giudiziario cubano, anche se in questa occasione acquista notorietà a causa del numero di beneficiari e dell'attenzione mediatica internazionale che ha suscitato, specialmente per il contesto delle relazioni tra Cuba e il Papa Francisco, il quale sarebbe stato informato di questa misura.

In nessun momento né il presentatore né la funzionaria della giustizia si sono riferiti a la decisione dell'amministrazione Biden di rimuovere Cuba dalla lista dei paesi sponsorizzatori del terrorismo, una disposizione che molti analisti considerano parte di una negoziazione triangolare tra L'Avana, Washington e lo stato Vaticano.

Prigionieri politici o comuni?

La dichiarazione ufficiale ha evitato di riferirsi ai beneficiari come prigionieri politici, una categoria che il regime cubano rifiuta.

Secondo Sosa Ravelo, i liberati sono stati sanzionati per reati come furto, rapina con violenza, disordini pubblici, lesioni e, in alcuni casi, sedizione. Quest'ultima, ha assicurato, non è un reato politico, ma un attentato contro l'ordine costituzionale del paese.

Organizzazioni internazionali come Amnesty International e gruppi per i diritti umani hanno criticato questa posizione, sostenendo che la sedizione è stata utilizzata per perseguitare oppositori e manifestanti pacifici.

In questo senso, considerano che l'escarcerazione dovrebbe estendersi a tutti i prigionieri politici, compresi quelli incarcerati dopo le proteste dell'11 luglio 2021 e altri eventi recenti.

Una pratica sotto esame

La misura è stata accolta con scetticismo sia all'interno che all'esterno di Cuba.

Mentre il regime la presenta come un gesto di umanità e legalità, i critici denunciano che costituisce un atto di propaganda politica, soprattutto dopo la recente esclusione di Cuba dalla lista dei paesi sponsor del terrorismo da parte degli Stati Uniti e il parziale alleggerimento di alcune sanzioni.

Il processo di scarcerazione, inoltre, sarà graduale. Secondo la vicepresidente del Tribunale Supremo Popolare, ogni caso deve essere valutato singolarmente da un collegio di tribunale, basandosi su relazioni delle autorità penitenziarie, dei pubblici ministeri e di altre entità.

Contesto internazionale

Questa scarcerazione di massa avviene in un momento di crescente pressione internazionale sul regime cubano affinché migliori il suo bilancio in materia di diritti umani. La recente decisione degli Stati Uniti di allentare le sanzioni e l'esclusione di Cuba da liste nere internazionali hanno generato aspettative di riforme più profonde.

Per parte loro, organizzazioni come Amnistía Internacional insistono sulla liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici nell'isola, ritenendo che qualsiasi misura che non estingua le condanne né garantisca diritti pienamente agli scarcerati sia insufficiente.

Con questo annuncio, il regime cubano tenta di proiettare un'immagine di apertura e dialogo, anche se persistono dubbi sulla vera intenzione e portata di queste misure in un paese dove il controllo e la repressione continuano a essere pilastri fondamentali del sistema politico.

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