L'ONU condanna il lavoro forzato imposto ai prigionieri politici a Cuba.

La ONG Prisoners Defenders ha presentato un rapporto che ha servito da base e dettaglia la situazione nelle carceri cubane, dove si trovano più di 1.100 prigionieri politici.

Presos políticos © Captura de pantalla/YouTube/Canal Caribe
Prigionieri politiciFoto © Captura de pantalla/YouTube/Canal Caribe

Le Nazioni Unite presenteranno nel mese di settembre una netta condanna contro il lavoro forzato a cui sono sottoposti i prigionieri politici a Cuba, come esposto nel loro recente studio sulle Forme Contemporanee di Schiavitù.

Questo pronunciamento è stato sostenuto dall'ONG Prisoners Defenders, il cui rapporto dettagliato sulla situazione nelle carceri cubane è stato adottato da Tomoya Obokata, il relatore speciale dell'ONU.

Il documento espone con preoccupazione l'esistenza di leggi e regolamenti a Cuba che consentono il lavoro forzato come ritorsione per esprimere opinioni politiche o partecipare a scioperi.

In tal senso, le Nazioni Unite segnalano che questa pratica costituisce una grave violazione dei diritti umani e hanno esortato il governo cubano a rivedere le sue politiche repressive.

Il rapporto di Prisoners Defenders, che ha servito da base per la condanna dell'ONU, offre un ritratto agghiacciante delle condizioni in cui si trovano i prigionieri politici nell'isola.

Secondo il testo, la produzione di carbone vegetale di Marabú e la raccolta della canna durante la stagione di raccolta dello zucchero sono due delle attività più comuni e faticose a cui sono costretti questi prigionieri.

Questi lavori, che in molti casi vengono svolti senza l'attrezzatura adeguata, espongono i detenuti a condizioni disumane e pericolose.

Un testimonio particolarmente impattante è quello di Walnier Luis Aguilar Rivera, il cui padre ha descritto come i prigionieri siano costretti a tagliare tronchi di marabù con le mani nude, senza strumenti appropriati, il che provoca loro gravi ferite e vesciche.

"Stanno lavorando come schiavi", ha denunciato sottolineando la brutalità a cui sono sottoposti i prigionieri politici, secondo l'agenzia EFE.

Le condizioni sono altrettanto deplorevoli per coloro che formano le brigate di taglio della canna, che, secondo quanto riportato, sono prive di guanti, stivali e strumenti adeguati.

Questo equipaggiamento insufficiente non solo rende difficile il compito, ma aumenta anche il rischio di infortuni, evidenziando il disprezzo per la vita e la dignità di questi lavoratori.

Come confermato nel social network X, Prisoners Defenders ha anche messo in guardia sull'implicazione di minori in questi lavori forzati, con turni che superano le nove ore giornaliere, un'alimentazione insufficiente e l'assenza di controlli medici.

Inoltre, l'organizzazione ha denunciato che il carbone prodotto in queste condizioni a Cuba viene commercializzato in Europa, il che rende i consumatori complici involontari di queste pratiche disumane.

Si prevede che il rapporto del relatore speciale delle Nazioni Unite contribuisca ad aumentare la pressione internazionale sul governo cubano affinché ponga fine a queste violazioni dei diritti umani e affinché vengano adottate misure concrete che impediscano l'esportazione di prodotti ottenuti mediante lavoro forzato.

Nel terzo anniversario delle storiche proteste dell'11 luglio, il regime ha totalizzato 1.731 prigionieri politici dalla data e la miseria, la repressione, la paura dei suoi cittadini, la persecuzione della stampa, la fuga dal paese di migliaia di cittadini ogni mese e il dolore delle famiglie e dei prigionieri.

Secondo Prisoners Defenders, il numero attuale era di 1.119 nel mese di luglio scorso, compresi 30 minori (una femmina tra questi), 119 donne (comprendendo minori e due di genere trans) e 324 con patologie mediche gravi.

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