Alla vigilia del 10 gennaio 2025, data in cui Nicolás Maduro intende assumere un terzo mandato presidenziale in Venezuela, il paese si trova in uno stato di alta tensione politica e sociale.
L'annunciata intenzione di Edmundo González Urrutia, leader dell'opposizione e riconosciuto da diversi settori internazionali come presidente eletto, di rientrare nel paese per assumere l'incarico, ha spinto il governo di Maduro ad intensificare le misure di sicurezza e controllo in tutto il territorio nazionale.
Informi recenti indicano che il Direttorio Generale della Contraintelligence Militare (DGCIM) ha preso il controllo della Base Aerea La Carlota a Caracas, sotto il comando del colonnello Alexander Granko Arteaga, noto per la sua lealtà al regime e accusato di violazioni dei diritti umani.
Così ha riportato sui suoi social Tamara Suju, avvocata difensora dei diritti umani e direttrice esecutiva del Casla Institute, indicando che Granko Arteaga è stato denunciato da centinaia di vittime davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI) per crimini contro l'umanità.
Inoltre, ha sottolineato il suo ruolo di leader dell'"operazione TUN TUN", una pratica sistematica di "repressione generalizzata che ha portato decine di persone nelle carceri, indipendentemente dal loro stato fisico o dalla loro età".
“Granko Arteaga risponde al capo del DGCIM, Nicolás Maduro, e al suo direttore generale, il maggiore generale Javier Marcano Tábata. Così saranno incompleti e vigliacchi, dato che hanno fatto uscire i corpi di intelligence a 'patrullare' e prendere Caracas affinché il tiranno tenti di rimanere nuovamente al potere”, ha osservato l'esperta.
L'operato del regime di Maduro fa parte di una strategia più ampia per rafforzare la presenza militare nella capitale e in altre regioni chiave, con l'obiettivo di prevenire possibili mobilitazioni dell'opposizione e garantire la continuità dell'attuale governo.
La militarizzazione di Caracas ha avuto un impatto significativo sulla vita quotidiana dei cittadini. Sono stati segnalati ampi controlli vehicolari nelle principali arterie di accesso alla città, causando ingorghi di traffico fino a 15 chilometri.
I funzionari della sicurezza esaminano scrupolosamente ogni veicolo alla ricerca di possibili minacce all'ordine costituito, il che ha aumentato la sensazione di insicurezza e paura tra la popolazione.
Paralelamente, il governo ha emesso ordini di cattura contro González Urrutia, accusandolo di reati come cospirazione, usurpazione di funzioni e riciclaggio di denaro, tra gli altri.
È stata offerta una ricompensa di 100.000 dollari per informazioni che portino al suo arresto, nel tentativo di neutralizzare la sua influenza e disincentivare il suo ritorno nel paese.
Nonostante queste misure, González Urrutia ha avviato un tour internazionale per raccogliere sostegno nella sua lotta per la democrazia in Venezuela.
Dopo essersi incontrato con il presidente argentino Javier Milei a Buenos Aires, dove è stato accolto da una folla di venezuelani in esilio, González Urrutia ha espresso la sua determinazione a tornare in Venezuela per assumere il mandato che, a suo avviso, gli è stato conferito dal popolo nelle elezioni di luglio 2024.
La comunità internazionale sta seguendo da vicino questi eventi. Paesi come Argentina, Uruguay, Ecuador e Costa Rica hanno riconosciuto González Urrutia come presidente legittimo del Venezuela, mentre altri governi adottano una posizione più cauta di fronte alla crisi politica in questo paese sudamericano.
In questo contesto, le organizzazioni per i diritti umani hanno espresso la loro preoccupazione per la crescente repressione e la militarizzazione del paese, avvertendo su possibili violazioni delle libertà fondamentali dei cittadini. La situazione in Venezuela diventa sempre più critica, con un esito incerto nei prossimi giorni.
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