Dalla grida di libertà alla morte in prigione: almeno quattro manifestanti dell'11J sono deceduti

Dalle torture e negligenze a un abbandono che riflette la disumanizzazione del regime cubano, le storie di Manuel Guillén, Luis Barrios, Yosandri Mulet e Gerardo Díaz non solo espongono la crudeltà del sistema penitenziario, ma chiedono anche giustizia. Fino a quando il mondo sarà complice della sofferenza di coloro che hanno alzato la voce per la libertà?

Cuatro manifestantes del 11J han fallecido © Colage, redes / CiberCuba
Quattro manifestanti dell'11 luglio sono deceduti.Foto © Colage, reti / CiberCuba

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La repressione del regime cubano contro i manifestanti dell'11 luglio 2021 (11J) non si è tradotta solo in incarceramenti di massa, ma anche in un tragico bilancio che include la morte di almeno quattro prigionieri politici sotto custodia. Questi casi riflettono le condizioni inumane delle prigioni cubane, la negligenza medica e l'abuso sistematico verso coloro che hanno osato chiedere libertà in un paese dove la dissidenza è punita in modo brutale.

Storie interrotte dalla repressione.

Manuel de Jesús Guillén Esplugas: attivista di 29 anni che è morto il 30 novembre 2024 nel carcere Combinado del Este, a L'Avana. Guillén stava scontando una pena di sei anni quando, secondo i familiari, è stato brutalmente picchiato da agenti penitenziari. Le immagini del suo corpo mostrano evidenti segni di tortura, anche se la versione ufficiale afferma che si sia trattato di un suicidio. La mancanza di un'inchiesta indipendente ha spinto la sua famiglia e la società civile a cercare giustizia.

Luis Barrios Díaz: Condannato a nove anni di prigione per aver partecipato alle proteste dell'11 luglio, è deceduto presso l'ospedale La Covadonga a causa di complicazioni respiratorie in un contesto di negligenza medica. Nonostante i segnali di deterioramento della sua salute, le autorità non hanno intrapreso misure tempestive per salvargli la vita, evidenziando l'abbandono medico sistematico che affrontano i prigionieri politici a Cuba.

Yosandri Mulet Almarales: Arrestato e condannato a cinque anni dopo le manifestazioni dell'11 luglio, Mulet è deceduto il 27 agosto 2024 in prigione. Denunce indicano che soffriva di problemi di salute non trattati adeguatamente, il che ha portato a un deterioramento fatale del suo stato. La negligenza medica e l'abbandono lo hanno trasformato in un'altra vittima del sistema penitenziario cubano.

Gerardo Díaz Alonso: Prigioniero politico condannato a otto anni di carcere, è morto il 18 ottobre 2024. La sua scomparsa, legata a complicazioni di salute non trattate in prigione, rafforza il modello di negligenza e abuso nei confronti dei detenuti. La mancanza di assistenza medica adeguata è stata un fattore determinante nella sua morte, secondo le organizzazioni per i diritti umani.

Queste storie, verificate da organizzazioni per i diritti umani, evidenziano come il regime utilizzi il sistema penitenziario per punire e silenziare coloro che sfidano la sua autorità. Queste perdite si inseriscono in un contesto di abuso generalizzato: oltre 650 prigionieri politici riportano patologie gravi, e altri 70 soffrono di disturbi mentali severi, secondo recenti rapporti di Prisoners Defenders. Queste cifre riflettono un sistema penitenziario utilizzato come strumento di repressione, dove la salute e la dignità dei detenuti sono costantemente violate.

Dal luglio 2021, il regime ha incarcerato oltre 1.500 persone per aver partecipato alle proteste, di cui 554 sono ancora in prigione, con condanne che arrivano fino a 20 anni. Questi dati non solo evidenziano l'entità della repressione, ma anche il suo carattere indiscriminato: molti degli incarcerati non avevano precedenti di opposizione né di attivismo.

A queste condanne si aggiungono l'uso della tortura psicologica e fisica, l'isolamento prolungato e la negazione di assistenza medica. Inoltre, la repressione non si limita alle mura delle prigioni; si manifesta anche in interruzioni arbitrarie di internet, pestaggi di manifestanti e in un discorso pubblico che mira a disumanizzare gli oppositori.

Il silenzio complice della comunità internazionale di fronte a queste morti è allarmante. Cuba è stata un tema ricorrente nei forum internazionali, ma le azioni concrete per esercitare pressione sul regime continuano a essere insufficienti. La società civile, sia all'interno che all'esterno dell'isola, chiede giustizia e la liberazione immediata di tutti i prigionieri politici.

In parole di Prisoners Defenders, la situazione è “critica e straziante”. La dittatura cubana, che un tempo si è presentata come un modello di giustizia sociale, oggi non è altro che una macchina repressiva che strozza ogni residuo di libertà. Le morti di Guillén, Barrios, Mulet, Díaz e di altri prigionieri sono il promemoria più crudo di questa realtà.

Il grido di libertà che ha risuonato per le strade di Cuba l'11J non è stato soffocato, nonostante i tentativi del regime di estinguerlo. Le morti di questi prigionieri politici, lontane dal silenziare l'opposizione, evidenziano l'urgenza di un cambiamento profondo nel paese. La comunità internazionale e la società civile devono intensificare gli sforzi per mettere in luce questi crimini e chiedere giustizia per coloro che hanno sacrificato la propria vita nella lotta per la libertà.

Domande frequenti sulla repressione del regime cubano e sulla morte dei manifestanti dell'11 luglio.

Quanti manifestanti dell'11 luglio sono deceduti in custodia a Cuba?

Almeno quattro manifestanti del 11J sono deceduti sotto custodia a Cuba. Questi casi includono Manuel de Jesús Guillén Esplugas, Luis Barrios Díaz, Yosandri Mulet Almarales e Gerardo Díaz Alonso, i quali sono morti in condizioni che evidenziano negligenza medica e abuso da parte del regime cubano.

Quali condizioni affrontano i prigionieri politici nelle carceri cubane?

I prigionieri politici a Cuba affrontano condizioni disumane, tra cui torture, negligenza medica e trattamenti crudeli e inumani. Le carceri presentano gravi carenze di cibo e prodotti igienici, il che contribuisce a uno stato di salute deplorevole tra i detenuti.

Come ha reagito la comunità internazionale di fronte alla repressione a Cuba?

La comunità internazionale ha espresso preoccupazione e condanna per la repressione a Cuba. Figure politiche e organizzazioni per i diritti umani hanno chiesto la fine delle detenzioni arbitrari e la liberazione dei prigionieri politici. Sono stati sollevati appelli per sanzioni e azioni concrete contro il governo cubano.

Quale impatto hanno avuto le proteste dell'11 luglio a Cuba e nel suo contesto internazionale?

Le proteste dell'11 luglio hanno segnato un punto di svolta nella storia recente di Cuba, evidenziando il malcontento popolare nei confronti del regime cubano. Nonostante la repressione brutale, queste manifestazioni hanno mantenuto l'attenzione internazionale sulla mancanza di diritti umani nell'isola e hanno catalizzato un appello globale a favore della libertà e della giustizia per i detenuti politici.

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Luis Flores

CEO e cofondatore di CiberCuba.com. Quando ho tempo, scrivo articoli di opinione sulla realtà cubana vista dalla prospettiva di un emigrante.