Cuba ha perso più di 30.000 medici dal 2021



Cuba sta vivendo una grave crisi sanitaria con la perdita di oltre 30.000 medici dal 2021, aggravando la scarsità di risorse e servizi. L'emigrazione e l'esportazione di professionisti sanitari sono fattori chiave.

Medici cubaniFoto © CubaMed

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Cuba ha perso 30.767 medici in soli tre anni, passando da 106.131 medici registrati nel 2021 a 75.364 nel 2024, secondo i dati pubblicati dall'Ufficio Nazionale di Statistica e Informazione (ONEI).

Il crollo, riconosciuto dalla stessa istituzione statale nei suoi rapporti statistici, conferma una contrazione accelerata del personale medico in mezzo al deterioramento del sistema sanitario, caratterizzato dalla mancanza di risorse, dalla scarsità di medicinali e dall'esodo di professionisti.

Il dato appare nella sezione divulgata dalla ONEI in occasione della Giornata della Medicina Latinoamericana, dove si precisa che nel 2024 l'isola contava 5.399 medici in meno rispetto al 2023 (quando sono stati riportati 80.763) e 10.199 in meno rispetto al 2014 (con 85.563), il che riflette una tendenza costante al ribasso dopo il picco del 2021, anno che la stessa ONEI identifica come quello con il maggior numero di medici nel paese.

La caduta è evidente anche nel salto dal 2022 al 2023: la ONEI ha registrato che il numero di medici è sceso da 94,066 nel 2022 a 80,763 nel 2023, una riduzione di 13,303 in un solo anno, un colpo che impatta direttamente sulla capacità assistenziale.

Nello stesso periodo, la proporzione di abitanti per medico è peggiorata: è passata da 113 nel 2022 a 127 nel 2023, secondo l'annuario statistico citato.

Il regresso non si limita ai medici. Le statistiche ufficiali indicano che il personale totale del settore sanitario —che include stomatologi, infermieri, tecnici e altri laureati— ha subito anch'esso una marcata diminuzione nel 2023, registrando 248.512 lavoratori, 32.586 in meno rispetto al 2022, quando il personale ammontava a 281.098.

Tra i segmenti più colpiti, la ONEI ha riportato un deficit di 6.285 professionisti infermieristici, una riduzione di 3.125 in odontoiatria e 6.191 abbassamenti tra tecnologi e altri laureati nel settore sanitario rispetto all'anno precedente.

Questo deterioramento della forza lavoro sanitaria coincide con la crisi ospedaliera post-pandemia e con l'uscita di professionisti del settore, sia per emigrazione che per l'abbandono della medicina a favore di altri mestieri come via di sopravvivenza, in un contesto in cui, secondo il bilancio stesso riportato nel rapporto, molti lavoratori sono "esauriti, mal retribuiti e senza speranza".

Alla riduzione del personale si è aggiunta la diminuzione delle capacità materiali.

In 2023, il numero reale di letti disponibili è stato di 38.483, che rappresenta 3.369 letti in meno rispetto all'anno precedente, secondo i dati citati dall'annuario della ONEI.

In parallelo, il rapporto indica che la precarietà ha spinto parte della popolazione a cercare alternative al di fuori del sistema formale: un sondaggio di Cubadata condotto nel 2023 ha segnalato che il 57,6% degli intervistati affrontava seri ostacoli per accedere all'assistenza medica.

Il documento evidenzia anche un ulteriore fattore che influisce sulla disponibilità interna: l'esportazione di medici.

Secondo lo stesso resoconto, nel 2023 è stata riportata la partenza all'estero di circa 37.000 medici, una pratica che il testo descrive come una fonte importante di entrate per lo Stato, ma che coincide con il deterioramento dell'assistenza e l'aumento della domanda insoddisfatta all'interno dell'isola.

Nel complesso, le cifre ufficiali della ONEI ritraggono uno scenario in cui il paese che per anni è stato promosso come "potenza medica" affronta una perdita costante di professionisti e capacità, con un impatto diretto sulla disponibilità dei servizi e sull'assistenza di base, proprio mentre la popolazione riporta maggiori difficoltà a ammalarsi e a ricevere cure all'interno del sistema.

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Redazione di CiberCuba

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