In TikTok, un video della giovane cubana Mel Violat (@melanie.violat) ha raggiunto qualcosa di raro: esprimere a parole e immagini il sentimento condiviso di migliaia di emigranti che hanno lasciato la propria famiglia in cerca di un nuovo inizio. Nel clip, Mel appare mentre compie gesti quotidiani, come spingere un carrello della spesa o allenarsi in palestra, mentre in sottofondo si sentono gli audio che la sua famiglia le invia da Cuba: messaggi di sua madre che la congratula, le esprime il suo amore e le ricorda quanto le mancano.
Oltre le immagini, ciò che ha davvero toccato il cuore degli spettatori sono quegli audio familiari pieni di tenerezza e malinconia. Momenti che si sono persi nella distanza e in cui avrei voluto dare un abbraccio alla mia famiglia.
Mel ha accompagnato il video con un testo che riassume l'essenza della sua esperienza: “Emigrare non è solo partire. È lasciare pezzi di te sparsi in ogni angolo di dove sei stato felice.” E continua: “È imparare ad abbracciare tramite videochiamata, a festeggiare compleanni in differita e a consolarci con una voce che arriva con secondi di ritardo.” Le sue parole, oneste e nostalgiche, si sono diffuse rapidamente e hanno suscitato un'ondata di empatia tra i cubani sparsi per il mondo.
Nel suo riflessione, la giovane parla con naturalezza del prezzo emotivo di ricominciare lontano da casa. “Nessuno ti prepara al silenzio dopo un ‘abbi cura di te’ detto dall'altro lato del mare,” ha scritto, descrivendo con precisione quella miscela di amore e solitudine che accompagna chi emigra. Riconosce anche i sacrifici che comporta ricostruire la vita in un altro paese: “Lavi i piatti con un titolo nello zaino e sorridi comunque, perché ora la sopravvivenza è anche una forma di orgoglio.”
El video, che accumula migliaia di visualizzazioni e commenti, è diventato uno spazio di incontro per la diaspora cubana. “È permesso piangere?”, ha chiesto un’utente. “Certo che sì”, ha risposto Mel. Altri hanno lasciato messaggi carichi di comprensione: “Parole durissime, è la pura realtà”, “Questo lo viviamo tutti noi che abbiamo dovuto andare via” o “Mai ci ridaranno tante lacrime e famiglie separate”. Tra i commenti sono emerse anche espressioni di frustrazione e denuncia politica come “Abbasso la dittatura” e “Patria y Vida”, riflesso di come l’emozione e la memoria collettiva si intrecciano nelle storie di coloro che se ne sono andati.
Molti utenti hanno approfittato della pubblicazione per raccontare le proprie esperienze: la perdita di una persona cara senza poter dare un ultimo saluto, i compleanni celebrati in solitudine o le videochiamate che non possono mai sostituire un abbraccio. “Celebriamo da soli, piangiamo da soli, ma continuiamo a lottare”, ha scritto una cubana da Miami. Altri hanno concordato sul fatto che, sebbene la distanza faccia male, insegna anche a valorizzare l'essenziale: la famiglia, gli affetti e l'opportunità di ricominciare.
"Il focolare non è più un luogo, ma le persone che porti nella memoria", conclude Mel nel suo messaggio. Il suo video, semplice ma profondamente umano, è diventato un ritratto intimo della nostalgia cubana: quel sentimento che accompagna coloro che sono partiti, che fa male e, allo stesso tempo, dà forza. Una storia che, senza volerlo, ha unito migliaia di emigranti sotto una stessa certezza: la distanza non cancella i legami, li rende solo più visibili.
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