Cuba rompe il record di proteste: oltre 1.200 azioni civiche e denunce in ottobre

Con 1.249 proteste e denunce in ottobre, Cuba accumula tre mesi consecutivi di record di dissenso, spinti da blackout, fame, epidemie e repressione, in un'isola trasformata in “una pentola a pressione sociale”, secondo l'Osservatorio Cubano dei Conflitti.

Protesta di massa a Centro Habana per blackout e mancanza d'acquaFoto © Collage Facebook / Saúl Manuel

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Cuba ha vissuto in ottobre un nuovo picco di malcontento sociale, con 1.249 proteste, denunce e azioni civiche, il numero più alto registrato da quando l'Osservatorio Cubano dei Conflitti (OCC) ha iniziato a monitorare la conflittualità nell'isola.

Il numero supera di oltre un centinaio le 1.121 proteste di settembre e segna il terzo record consecutivo dall'inizio del 2025.

Secondo il rapporto dell'OCC, l'incremento delle manifestazioni riflette “un crescente esaurimento sociale di fronte al collasso dei servizi pubblici, alla repressione e alla crisi sanitaria”, in un contesto di interruzioni prolungate di corrente, focolai epidemici e scarsità alimentare.

Le principali cause di insoddisfazione dei cittadini sono state le sfide allo Stato di polizia (261 casi), le carenze nei servizi essenziali di elettricità e acqua (254) e la grave crisi epidemiologica che colpisce l'isola (248).

Il rapporto descrive uno scenario “di disperazione generalizzata”, dove le proteste combinano battiture di pentole, blocchi stradali e denunce di massa sui social media.

Tra gli episodi più significativi, l'OCC ha documentato una manifestazione a Baire, Santiago di Cuba, dove decine di persone sono scese in strada dopo oltre 30 ore senza elettricità, e proteste nel quartiere Ho Chi Minh di Guantánamo, una delle zone più colpite dall'uragano Melissa.

Ambas, come è consueto con il regime cubano, furono represse con arresti e minacce, ha ricordato la fonte citata.

L'organizzazione ha segnalato inoltre 134 denunce per insicurezza cittadina, che includono 17 omicidi e omicidi, tra cui due minorenni, e 106 atti repressivi contro attivisti, giornalisti indipendenti e cittadini che hanno partecipato a manifestazioni.

Il collasso sanitario è stato un altro asse di protesta. Oltre 240 denunce sono state collegate all'aumento di dengue, chikungunya, oropouche e zika, epidemie che il rapporto qualifica come “una crisi deliberatamente sottovalutata dal governo”.

L'OCC assicura che gli ospedali sono collassati in diverse province e che il Ministero della Salute Pubblica nasconde i dati reali sui decessi.

Sul piano economico, l'Osservatorio ha registrato 127 proteste legate alla scarsità di cibo e all'inflazione, documentate in video virali in cui i cubani mostrano frigoriferi vuoti o code per acquistare riso in ritardo sin da giugno.

La provincia più attiva è stata L'Avana, con 417 proteste e denunce, seguita da Santiago di Cuba (164) e Matanzas (159).

Il rapporto evidenzia che il malessere si è diffuso in tutto il paese, con espressioni di insoddisfazione nelle 15 province e nel municipio speciale Isola della Gioventù.

Per l'OCC, l'accumulo di crisi simultanee —blackout, fame, epidemie, violenza e impunità— ha trasformato Cuba in “una pentola a pressione sociale” e conferma la perdita di legittimità del regime.

"La protesta è diventata l'unica forma di espressione cittadina in un paese senza istituzioni libere", conclude il rapporto.

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