Il regime cubano incolpa gli Stati Uniti per il deterioramento della centrale termoelettrica di Cienfuegos

Il regime cubano incolpa l'embargo degli Stati Uniti per il degrado della centrale termoelettrica di Cienfuegos, mentre economisti indipendenti evidenziano problemi interni come la mancanza di investimenti e la corruzione.

Termoeléctrica "Carlos Manuel de Céspedes", a Cienfuegos.Foto © Facebook/Empresa Termoeléctrica Cienfuegos

Video correlati:

Il regime cubano ha nuovamente incolpato l'embargo statunitense per i gravi problemi del sistema elettrico nazionale e, in particolare, per la situazione critica della Centrale Termoelettrica (CTE) Carlos Manuel de Céspedes, a Cienfuegos, che rimane con unità fuori servizio in mezzo ai continui blackout che subisce la popolazione.

Durante la presentazione del rapporto sull'impatto dell'embargo, il cancelliere Bruno Rodríguez ha denunciato che la CTE ha subito “un danno diretto” perché un'azienda straniera si è rifiutata di fornire assistenza tecnica con la motivazione che i suoi dispositivi contenevano più del 10% di componenti statunitensi. Tale rifiuto, ha detto, ha reso impossibile riparare con urgenza una delle centrali considerate fondamentali per sostenere la generazione.

Captura di Facebook/Frank Enrique

Rodríguez ha inoltre colto l'occasione per insistere sul fatto che l'embargo ha causato perdite milionarie per il paese. Secondo le sue cifre, nel 2024 i danni sono ammontati a 7.556 milioni di dollari, il che —se non ci fosse questa politica— avrebbe consentito una crescita del PIL del 9,2%.

“Due mesi di blocco causano danni per 1,600 milioni di USD, equivalente al costo del combustibile necessario per soddisfare la domanda di elettricità normale del paese”, ha pubblicato su X.

In un altro messaggio ha affermato che solo 12 giorni di embargo equivalgono a 250 milioni USD, la stessa cifra necessaria per mantenere annualmente il Sistema Elettroenergetico Nazionale.

Tuttavia, le cifre ufficiali sono in contrasto con le ammissioni dello stesso governo. Nel 2024 l'economia si è contratta dell'1,1% e il ministro dell'Economia, Joaquín Alonso, ha ammesso a luglio che “ciò che oggi entra nel paese non basta” neanche per alimenti, carburante o la manutenzione di base del sistema elettrico.

Por parte sua, la centrale termoelettrica Carlos Manuel de Céspedes, un tempo considerata una delle più affidabili di Cuba, è diventata simbolo del collasso energetico. Negli ultimi mesi ha subito guasti ripetuti nei suoi blocchi, mancato rispetto dei cronogrammi e riparazioni prolungate che aumentano il malcontento dei cittadini.

In settembre, l'Unità 3 è stata disattivata a causa di un guasto nel condensatore, mentre l'Unità 4, scollegata da dicembre 2024, subisce un intervento di manutenzione che inizialmente doveva concludersi a giugno e successivamente è stato posticipato a ottobre 2025. Fessure nella caldaia e guasti nel sovra-caldatore e nel ri-caldatore mantengono quel blocco fermo, nonostante le reiterate promesse della Unità Elettrica e delle autorità del settore.

La situazione ha alimentato lo scetticismo popolare, soprattutto dopo blackout di massa come quello del 10 settembre scorso, quando il collasso totale del Sistema Elettroenergetico Nazionale ha lasciato quasi tutta l'isola al buio.

Propaganda ufficiale: il regime incolpa l'embargo del deterioramento della centrale termoelettrica di Cienfuegos.
Facebook/Frank Enrique

Crisi strutturale

Mientras il governo insiste nel dare la colpa all'embargo, economisti indipendenti avvertono che la crisi elettrica è causata anche da motivi interni come la mancanza di investimenti, bassa produttività, deficit fiscale e un modello economico incapace di generare valute sostenibili.

A questo si aggiunge la corruzione, con indagini che segnalano che conglomerati militari come GAESA accumulano miliardi di dollari mentre la popolazione affronta la scarsità.

Il deterioramento del sistema elettrico ha un costo diretto nella vita quotidiana. Milioni di cubani subiscono interruzioni quotidiane che influiscono sulla conservazione degli alimenti, interrompono lo studio e il lavoro, e aggravano il malessere sociale. Per molti, i blackout sono diventati un problema strutturale, trasformandosi nella prova tangibile di un sistema al collasso.

“È meglio che non la mettano più, perché ogni volta che parte, poi ci spengono tutti”, ha ironizzato un utente sui social dopo l'ennesimo annuncio ufficiale sulla centrale di Cienfuegos. Una frase che riassume il sentimento di incredulità e stanchezza di un popolo che vive nell'oscurità degli blackout e nella mancanza di risposte efficaci da parte del proprio governo.

Archiviato in:

Redazione di CiberCuba

Un team di giornalisti impegnati a informare sull'attualità cubana e temi di interesse globale. Su CiberCuba lavoriamo per offrire notizie veritiere e analisi critiche.