Cubana risponde alle critiche per aver partecipato al concerto di Dany Ome e Kevincito El 13: "È questo che fa vergogna"

La tiktoker cubana @yai_lent difende la partecipazione a concerti senza politicizzare, mettendo in discussione la necessità di parlare sempre di dittatura. Ha generato supporto e dibattito sulla separazione tra intrattenimento e politica.


La tiktoker cubana @yai_lent non è rimasta in silenzio e ha risposto con fermezza a un utente che l'ha criticata per aver partecipato al concerto dei reguetoneros Dany Ome e Kevincito senza menzionare la dittatura cubana. "Sono andata per divertirmi, per ballare, non per fare politica", ha detto in un video che ha generato decine di reazioni.

Todo è iniziato quando un utente ha lasciato un commento dicendo: “Chi non parla di dittatura, che vergogna. I cubani darebbero soldi a questi due”. Lungi dall’ignorarlo, la giovane ha pubblicato un altro video in cui ha chiarito la sua posizione: “Non sono andata per ideologia, sono andata per la musica. A Cuba nessuno parlava di dittatura pubblicamente, ma ora, da questo lato dell'oceano, tutti vogliono che se ne parli”.

La creatrice ha messo in discussione perché bisogna politicizzare tutto, anche gli spazi di intrattenimento. "Perché bisogna trasformare ogni spazio in un campo di battaglia? È questa la cosa che fa vergogna", ha espresso. E ha aggiunto, con tono ironico, che non sapeva che per andare a un concerto fosse necessario portare "un cartello con ‘Abbasso la dittatura’ o fare una lista di coscienza".

La sua risposta ha generato ogni genere di reazioni, anche se la maggior parte è stata di sostegno. “Sono musicisti, non politici”, ha commentato un'utente. Un'altra ha opinato: “I concerti non sono una tribuna aperta”. E non sono mancati coloro che hanno sollevato domande scomode: “Perché non hanno urlato questo il 1° maggio?”, ha detto un'altra internauta.

A coloro che l'hanno chiamata "chiva" o l'hanno accusata di tacere per convenienza, @yai_lent ha risposto senza mezzi termini: “Quando ho parlato di dittatura è stato quando ho lasciato il mio lavoro a Cuba, quando sono emigrata. Ma durante un concerto... questo lo lascio a voi! Non posso cantare, ballare e anche fare un discorso. Non si possono fare troppe cose contemporaneamente”, ha detto.

Con la sua risposta, ha riaperto un dibattito ricorrente tra i cubani dentro e fuori dall'isola: bisogna pronunciarsi sempre? O è valido anche semplicemente godere, senza slogan, né etichette, né striscioni?

Domande frequenti sulla partecipazione dei cubani ai concerti e il dibattito politico

Perché alcuni cubani criticano la partecipazione a concerti senza proclami politici?

Alcuni cubani sperano che i partecipanti ai concerti di artisti cubani all'estero approfittino dell'occasione per esprimere il loro rifiuto al regime cubano. La critica nasce dal desiderio che qualsiasi piattaforma, anche i concerti, venga utilizzata per rendere visibile l'opposizione al governo cubano. Questa aspettativa ha generato divisioni nella comunità cubana in esilio, dove alcuni ritengono che gli eventi culturali debbano essere spazi di divertimento e disconnessione, non di protesta politica.

Cosa ne pensano alcuni cubani della politicizzazione dei concerti?

Molti cubani credono che i concerti debbano essere spazi per godere della musica e non per affrontare temi politici. Questo punto di vista sostiene che non si ottiene nulla di concreto con proclami politici durante un concerto e che sia più efficace intraprendere azioni dirette a Cuba. Inoltre, si mette in discussione l'efficacia di urlare slogan in un evento musicale e si sfidano coloro che criticano a prendere iniziative dirette invece di aspettare che altri lo facciano durante i concerti.

Quali conseguenze hanno le divisioni nella diaspora cubana riguardo ai temi politici nei concerti?

Le divisioni nella diaspora cubana riflettono diverse prospettive su come affrontare la lotta politica dall'estero. Mentre alcuni sostengono manifestazioni pubbliche aperte in ogni evento, altri ritengono che gli spazi di intrattenimento debbano rimanere separati dalla politica. Queste differenze generano dibattiti intensi che evidenziano la diversità di opinioni all'interno della comunità cubana, specialmente riguardo a come si debbano esprimere l'identità e la resistenza politica.

Perché alcuni cubani difendono l'idea di godere dei concerti senza politicizzarli?

Difendono che i concerti sono spazi per divertirsi e disconnettersi dalla realtà politica. Questa prospettiva sostiene che non tutti gli spazi pubblici debbano essere convertiti in piattaforme di protesta politica, e che è valido semplicemente godersi la musica e l'intrattenimento senza portare messaggi politici. Inoltre, sottolineano che la responsabilità di combattere il regime dovrebbe ricadere maggiormente su azioni dirette all'interno di Cuba piuttosto che su manifestazioni all'estero.

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Izabela Pecherska

Redattrice di CiberCuba. Laureata in Giornalismo presso l'Università Rey Juan Carlos di Madrid, Spagna. Redattrice per El Mundo e PlayGround.