El español Carlos González Penalva, esperto di reti sociali, ha raccomandato al regime cubano di rafforzare ulteriormente il suo controllo su Internet.
Penalva, che si autodefinisce come "comunista stoico e razionalista filosofico", è stato intervistato da Canal Caribe, nel programma Buongiorno, per un segmento informativo intitolato "Guerra Mediatica contro Cuba sui social media".
Durante il suo intervento, ha esposto tre idee essenziali. In primo luogo, ha indicato che l'intervento dello Stato, riguardo al flusso delle informazioni sui social media, deve agire nei segmenti suscettibili di consumare contenuti potenzialmente nocivi per il governo, cioè nella popolazione che si sente insoddisfatta.
A suo avviso, non ha senso agire direttamente contro gli emissori del messaggio, poiché, disarticolando un gruppo in Florida, ne sorgerebbe un altro con gli stessi contenuti in Spagna o in qualsiasi regione del mondo, poiché ci sono persone che consumano quel prodotto informativo "nocivo".
Come seconda idea, Penalva ha suggerito la necessità di creare quadri regolamentari più rigorosi per l'interazione sui social media.
In questo aspetto, Cuba ha già fatto progressi con regolamenti che limitano la libertà di espressione delle persone. Le misure del regime comportano l'imposizione di multe e pene detentive contro i cittadini per aver espresso opinioni politiche nell'ambiente digitale.
Nel suo terzo intervento, Penalva ha affermato che il mondo si trova in un "contesto globale di conflitto", dove le campagne di disinformazione per destabilizzare paesi ed economie sono sempre più frequenti.
Il suo discorso è allineato con quello del regime cubano, utilizzando anche una terminologia molto simile. Ha insistito sul fatto che le presunte campagne di disinformazione contro Cuba fanno parte di una guerra mediatica, non convenzionale, che può generare zone grigie nella comunicazione e portare dalla pace a un'escalation di tensioni e conflitti bellici immediati.
"Non si tratta solo di disinformazione, che non è un fenomeno nuovo, ma di guerra e di una strategia profonda che cerca di modificare, con la rivoluzione delle tecnologie della comunicazione, la percezione della realtà politica e sociale e manipolare le emozioni con l'obiettivo di sovvertire le istituzioni e la società di Cuba", ha detto il comunicatore comunista nel suo profilo su X.
Penalva non ha fatto riferimento nel suo intervento alla crisi dei mezzi di comunicazione a Cuba, né alla repressione che subiscono i cittadini dell'isola con idee politiche contrarie al regime, né alla mancanza di libertà di stampa e di espressione che persiste nel paese da oltre sei decenni.
Il Decreto Legge 35 e la restrizione della libertà di espressione a Cuba
Nel 2021, dopo le massicce proteste dell'11 luglio, il governo cubano pubblicò nella Gaceta Oficial della Repubblica il Decreto Legge 35, con il quale introdusse severe restrizioni alla libertà di espressione su Internet.
Sotto questa normativa sono stati tipificati fatti come la diffusione di "notizie false", messaggi offensivi o qualsiasi contenuto che possa danneggiare il prestigio del paese, come incidenti di cybersicurezza.
Iniziò anche a considerare come "diffusione dannosa" la pubblicazione di ogni tipo di dato che, secondo le autorità, violi i principi costituzionali, sociali ed economici dello Stato. Inoltre, criminalizzò le richieste di manifestazioni e proteste pacifiche, catalogandole come "ciberterrorismo".
Il Decreto Legge 35, insieme ad altre risoluzioni complementari, stabilisce che lo Stato cubano è il titolare dei servizi pubblici di telecomunicazione e ha il potere di regolamentare, controllare e vigilare su tutti i servizi e le reti nel paese.
Un quadro legale per il controllo assoluto di Internet
Nel 2023, il Parlamento cubano ha approvato all'unanimità la controversa Legge sulla Comunicazione Sociale che limita ulteriormente la libertà di stampa a Cuba. La norma controlla i contenuti dei media ed è stata fortemente criticata da organizzazioni non governative e dalla stampa indipendente.
Miguel Díaz-Canel ha definito la legge come un "primo passo" per controllare il sistema di comunicazione a Cuba e vieta, tra le altre cose, la diffusione di informazioni che possano "destabilizzare lo Stato socialista".
Questa legge consente solo l'esistenza di mezzi legati allo Stato o al Partito Comunista. Non garantisce la libertà di stampa né permette la diffusione di contenuti indipendenti al di fuori della narrativa ufficiale.
Domande frequenti sul Controllo di Internet e la Libertà di Espressione a Cuba
Cosa consiglia Carlos Penalva al regime cubano riguardo al controllo di Internet?
Carlos Penalva raccomanda al regime cubano di rafforzare ulteriormente il controllo su Internet. Questo include l'istituzione di quadri normativi più rigorosi per l'interazione sui social media, con l'obiettivo di limitare la diffusione di contenuti considerati dannosi per il governo cubano.
Quale impatto ha il Decreto Legge 35 sulla libertà di espressione a Cuba?
Il Decreto Legge 35 a Cuba impone severe restrizioni alla libertà di espressione su Internet. Qualifica come reati la diffusione di "notizie false" e messaggi offensivi, criminalizzando persino le chiamate a proteste pacifiche, il che limita significativamente la capacità dei cittadini di esprimersi liberamente su piattaforme digitali.
Come influisce la Legge sulla Comunicazione Sociale sulla stampa a Cuba?
La Legge sulla Comunicazione Sociale a Cuba limita severamente la libertà di stampa. Questa legge controlla i contenuti dei media, permettendo esclusivamente l'esistenza di mezzi legati allo Stato o al Partito Comunista, e proibisce la divulgazione di informazioni che possano "destabilizzare lo Stato socialista".
Quale giustificazione utilizza il regime cubano per controllare l'informazione su Internet?
Il regime cubano giustifica il controllo delle informazioni su Internet come una difesa contro le campagne di disinformazione. Secondo il discorso ufficiale, queste campagne fanno parte di una "guerra mediatica" contro Cuba, che mira a destabilizzare il paese e il suo sistema economico, giustificando così le restrizioni imposte alla libertà di espressione.
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