Nonostante la liberazione di sei cittadini statunitensi trattenuti in Venezuela, il governo degli Stati Uniti ha ribadito che non cambierà la sua posizione nei confronti del regime di Nicolás Maduro e che non riconoscerà il suo mandato come legittimo dopo le elezioni del 2024, definite fraudolente da Washington e da diversi paesi alleati.
Il inviato speciale del Dipartimento di Stato per l'America Latina, Mauricio Claver-Carone, ha chiarito che l'incontro tra Richard Grenell, rappresentante per missioni speciali di Donald Trump, e il leader chavista non ha costituito una negoziazione, ma una riunione per comunicargli esigenze concrete dell'amministrazione statunitense.
Tra queste richieste spiccano la deportazione di criminali venezuelani negli Stati Uniti, come i membri detenuti della violenta gang Tren de Aragua, e il rilascio immediato di tutti i cittadini statunitensi detenuti in Venezuela, ha indicato l'agenzia EFE.
"Non è una negoziazione"
In dichiarazioni alla stampa, Claver-Carone ha sottolineato che "i criminali venezuelani di bande come il Tren de Aragua e altre devono essere deportati e il Venezuela deve accettarli, è una sua responsabilità". Ha anche ribadito che il regime di Maduro deve procedere con il rilascio degli americani ingiustamente incarcerati.
"Se queste richieste non verranno soddisfatte, ci saranno conseguenze", ha avvertito il funzionario, ricordando che Trump è stato categorico nella sua posizione di massima pressione contro il chavismo.
Asimismo, ha escluso qualsiasi possibilità di negoziazione sul petrolio venezuelano, assicurando che gli Stati Uniti non hanno bisogno di questa risorsa e che la loro politica energetica si basa sull'autosufficienza.
Riunione e reazioni
L'incontro tra Grenell e Maduro si è svolto nel Palazzo di Miraflores, dove il chavismo ha insistito sulla necessità di "dare una svolta" alle relazioni bilaterali.
Noostante ciò, la Casa Bianca è stata rapida nel respingere qualsiasi interpretazione che suggerisse un riconoscimento del leader venezuelano. Karoline Leavitt, segretaria stampa del governo di Trump, ha ribadito che la posizione degli Stati Uniti rimane quella di non riconoscere la rielezione di Maduro e mantenere le sanzioni economiche.
Nel frattempo, alleati di Washington nella regione, come Costa Rica, Panamá, Guatemala, El Salvador e Repubblica Dominicana, continuano a sostenere la posizione statunitense nel rifiuto del frode elettorale venezuelano.
La comunità internazionale e i venezuelani in esilio seguono da vicino i prossimi passi dell'amministrazione Trump nella sua strategia verso il Venezuela, che rimane ferma nel suo obiettivo di esercitare pressione sul regime chavista, nonostante i gesti e le dichiarazioni che hanno destato preoccupazione tra gli oppositori e la società civile, come la cancellazione dell'estensione dello Status di Protezione Temporanea (TPS) per gli emigrati venezuelani.
La nuova misura -che garantiva 18 mesi aggiuntivi (fino a ottobre 2026) di protezione contro una deportazione, oltre ai permessi di lavoro- potrebbe rappresentare un duro colpo per oltre 600.000 venezuelani già presenti negli Stati Uniti, i quali potrebbero essere rimpatriati nel loro paese nei prossimi mesi.
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