Sindacato del regime cubano preoccupato per affiliarsi ai lavoratori del "settore non statale"

La CTC cerca di controllare il crescente settore privato a Cuba, che rappresenta oltre il 13% della forza lavoro. Il regime tenta di sindacalizzarli, in un contesto di repressione e crisi economica.


Nel contesto della crescente presenza del settore privato a Cuba, la Central de Trabajadores de Cuba (CTC), l'unico sindacato autorizzato e subordinato al regime, ha recentemente celebrato la Conferenza Provinciale a Pinar del Río, in preparazione per il suo 22° Congresso.

In questo incontro, il segretario generale della CTC, Ulises Guilarte de Nacimiento, ha sottolineato le sfide dell'organizzazione di fronte all'aumento dei lavoratori in forme di gestione non statale, che già rappresentano oltre il 13% della popolazione economicamente attiva, secondo un rapporto del NTV.

"Più del 13% della popolazione attiva del paese lavora già in forma di gestione non statale. E questo comporta per il lavoro del sindacato importanti sfide nel garantire un sufficiente leadership, nel riconoscere questi lavoratori, nell'assicurare la loro organizzazione e anche la loro sindacalizzazione", ha dichiarato Guilarte de Nacimiento, evidenziando l'intenzione del regime di controllare e supervisionare un settore che opera al di fuori delle tradizionali strutture statali.

Un contesto di cambiamenti e contraddizioni

La preoccupazione per la sindacalizzazione dei lavoratori del settore non statale non nasce in un vuoto. Negli ultimi anni, il regime ha cercato di adattare il modello socialista centralizzato a una realtà economica che richiede una maggiore apertura. Tuttavia, queste adattamenti si sono caratterizzati per un costante controllo statale.

Nel 2024, il regime cubano ha approvato nuove regole per il settore privato, inclusi mipymes, cooperative e lavoratori autonomi. Nonostante ciò, in più occasioni, lo stesso presidente Miguel Díaz-Canel ha incolpato questo settore di problemi come la mancanza di liquidità nell'economia, mentre allo stesso tempo cerca di attirarlo verso il recinto ideologico del Partito Comunista di Cuba (PCC).

Incluso ha arrivato a proporre la creazione di comitati di base del PCC e dell'Unione dei Giovani Comunisti (UJC) all'interno delle mipymes, con l'obiettivo di "garantire l'unità" e il controllo politico in queste strutture.

Il tentativo di sindacalizzare i lavoratori non statali segue questa stessa linea di controllo. Dal 2021, le tariffe del sindacato sono aumentate significativamente, raggiungendo fino a 600 pesos all'anno, il che ha generato rifiuti anche tra i lavoratori del settore statale, tradizionalmente obbligati a iscriversi.

Questo malcontento riflette la mancanza di fiducia in un'istituzione che, invece di difendere gli interessi dei lavoratori, viene percepita come un braccio esecutore del regime.

Problemi strutturali e discorsi vuoti

Alla conferenza della CTC a Pinar del Río, si sono discussi anche temi come la produzione alimentare, la diversificazione economica attraverso l'innovazione e le richieste verso le amministrazioni locali. Tuttavia, i discorsi hanno ignorato le mancanze strutturali del modello economico centralizzato che limita sia il settore statale che quello privato.

Il regime riconosce apertamente la mancanza di denaro per pagare gli stipendi e la crisi economica che attraversa il paese, ma continua a puntare su una narrativa di richiesta verso i lavoratori e le aziende private, piuttosto che implementare riforme profonde che consentano una maggiore autonomia economica.

Inoltre, in un contesto di repressione verso il settore privato, come la recente cancellazione massiccia di licenze commerciali, risulta paradossale che il sindacato parli di "leadership" e "organizzazione" di questi lavoratori.

Controllo versus libertà economica

La crescente partecipazione dei lavoratori del settore non statale nell'economia mette in evidenza le contraddizioni di un regime che cerca di mantenere il controllo su un ambito che richiede maggiore libertà.

Le mipymes, le cooperative e i lavoratori autonomi hanno dimostrato di essere una risposta all'incapacità dello Stato di soddisfare le esigenze della popolazione, ma si trovano ad affrontare un contesto normativo restrittivo che ostacola il loro sviluppo.

L'approccio della CTC alla sindacalizzazione di questo settore si inquadra in una strategia più ampia di controllo politico e ideologico. Tuttavia, la mancanza di rappresentatività del sindacato e la sua subordinazione al regime sollevano dubbi sulla sua capacità di difendere gli interessi di questi lavoratori in un contesto economico caratterizzato da incertezza e repressione.

L'intenzione di sindacalizzare i lavoratori del settore non statale riflette sia il riconoscimento della loro crescente importanza sia la preoccupazione del regime di mantenerli sotto il proprio controllo.

Tuttavia, in un paese dove il sindacalismo indipendente è vietato e lo Stato regola ogni aspetto della vita economica, risulta difficile credere che questa misura porterà realmente benefici ai lavoratori. Al contrario, potrebbe essere un ulteriore strumento per rafforzare il controllo statale e frenare le aspirazioni di autonomia economica che questo settore rappresenta.

Nel frattempo, i lavoratori cubani, sia statali che non statali, continuano ad affrontare le sfide di un'economia in crisi, con poche speranze di miglioramenti significativi nelle attuali condizioni.

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Redazione di CiberCuba

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