Al sorgere del sole, appaiono manifesti contro il regime e i black-out nel quartiere Caney di Santiago di Cuba

I residenti del quartiere El Caney a Santiago de Cuba protestano contro il regime e i blackout. Nonostante la censura, il malcontento per la crisi economica e sociale nel paese continua a persistere.

Carteles contra el régimen © Facebook / Yosmany Mayeta
Manifesti contro il regimeFoto © Facebook / Yosmany Mayeta

I residenti del quartiere El Caney, situato nelle periferie di Santiago di Cuba, hanno dipinto slogan antigovernativi su diverse pareti della zona in mezzo alla grave crisi sistemica che li colpisce.

Sebbene il regime abbia cercato di rimuovere i manifesti nelle prime ore del mattino, il reporter locale Yosmany Mayeta ha ottenuto immagini delle proteste che chiedevano la fine della dittatura e criticavano le pessime condizioni di vita che i santiagheri devono sopportare quotidianamente.

"Abbasso la dittatura", "Díaz-Canel singao" e "Basta con i blackout" sono state alcune delle frasi che hanno adornato le facciate di diverse abitazioni.

Secondo le immagini pubblicate, le autorità del regime hanno cancellato i graffiti all'alba, nell'ambito dei loro sforzi per silenziare qualsiasi forma di dissenso.

Pubblicazione su Facebook

I residenti di quella località hanno evidenziato nei commenti al post che sono stanchi della miseria, delle interruzioni di corrente che durano fino a 20 ore, della mancanza di cibo, dell'inflazione, senza contare la crisi dell'acqua potabile e la proliferazione di discariche in tutta la provincia.

La mancanza di risposte da parte del governo, insieme all'imposizione di restrizioni alla libertà di espressione, continua a alimentare il malcontento popolare.

Nelle ultime settimane, sono state segnalate proteste simili in diverse zone del paese, dove la popolazione chiede un cambiamento nelle politiche governative e una soluzione ai problemi strutturali che affliggono la nazione.

Il regime cubano, da parte sua, esercita un rigoroso controllo sui mezzi di comunicazione e sui social media, limitando le possibilità dei cittadini di organizzarsi e di esprimere le proprie lamentele.

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