Il sacerdote cubano Alberto Reyes, noto per la sua posizione critica nei confronti del regime castrista, ha dedicato una riflessione al "potere degli slogan" e a come il governo li abbia sempre utilizzati per ingannare il popolo.
Reyes, della diocesi di Camagüey, ha raccontato sulla sua pagina Facebook come la dittatura si sia sempre avvalsa di frasi motivazionali per manipolare la popolazione, infondendole una forza che la spinge a seguire un percorso senza chiedersi se sia davvero ciò che desidera.
Il P. Reyes ha ricordato alcune delle slogan che i cubani hanno ripetuto in questi anni, come "Pin, pon fuori, abbasso la gusanera!", "Gli uomini muoiono, il Partito è immortale" o "Fare di più con meno", e ha sottolineato come ora, in mezzo alla scarsità e alla mancanza di soluzioni, il regime insista su frasi energiche e vuote invece di proporre un cambiamento.
Di seguito, CiberCuba condivide il testo integrale della pubblicazione.
"Ho riflettuto… (LXXXIX) di Alberto Reyes Pías"
Ho riflettuto sul potere delle consigne.
Le consigne sono frasi brevi. Sono fatte per motivare, per sollevare il morale e infondere forza quando è difficile andare avanti, e anche per fare luce nei momenti di oscurità, affinché ci aggrappiamo a esse quando tutto intorno a noi è incerto e buio.
Ma come spesso accade, c'è anche un altro lato, e le consigne possono essere usate per manipolare, per guidare l'altro dove vogliamo, infondendogli una forza che lo spinge a prendere una direzione senza chiedersi se sia realmente il percorso che desidera seguire.
Così, fin dall'inizio di ciò che chiamiamo 'Processo rivoluzionario', che di per sé è già una frase bella e motivante, ci hanno regolato, manovrato e limitato le ali a colpi di semplici slogan, di cui menziono solo alcuni.
Ci hanno insegnato a gridare: 'Pin, pon fuori, giù i gusani!', affinché canalizzassimo il nostro odio e la nostra già crescente frustrazione contro coloro che, sin dall'inizio, non hanno voluto sostenere questo sistema. E molti hanno gridato, hanno denunciato e aggredito i 'gusani' che abbandonavano il paradiso rivoluzionario, prima di seguirli silenziosamente, da quei giorni fino ad oggi.
Ci hanno ripetuto fino alla nausea che eravamo il 'Faro e guida dell'America', mentre ciò che le Americhe vedevano era una propaganda prefabbricata e falsa. Ma è sempre bellissimo sentirsi luce per qualcuno.
Ci hanno indottrinato facendoci credere che 'Il mondo avanza inesorabilmente verso il socialismo', e quando il comunismo è crollato fragorosamente in Europa orientale, svelando il mito, hanno dispiegato davanti ai nostri occhi una serie di bandiere per cercare di convincerci che qui non sarebbe accaduto lo stesso, perché noi, a differenza degli indecisi europei: 'Siamo un popolo eroico', 'Siamo un popolo combattente', dove 'Gli uomini muoiono, ma il Partito è immortale', dove 'Sì, si può', dove bisognava 'Resistere e vincere'.
Tutto questo in mezzo a una successione di periodi 'speciali' provocati da un continuo declino dell'economia e un deterioramento generale che andava dalle facciate delle case alle industrie più emblematiche, e che è finito per annidarsi nell'anima delle persone, rubando loro la gioia e la voglia di vivere.
E di fronte all'esperienza del nulla, alla crescente scarsità e alla mancanza di soluzioni, tornavano, energiche, le consigne, perché invece di proporci un cambiamento sanante, dovevamo 'Fare di più con meno', 'Puntare a di più' e 'Trasformare le sconfitte in vittorie', poiché, in effetti, 'Si può sempre fare di più', in una Rivoluzione che 'non abbandona i suoi figli', anche se ti rende la vita miserabile, provoca l'emigrazione della tua famiglia, ti avverte con minacce che non tollererà una protesta e ti reprime al minimo tentativo di contestazione.
Il tempo ha attraversato la nostra terra, con il suo passare lento e continuo, e ci ha visti impoverirci e rattristarci, ci ha visti soffrire in silenzio e a gran voce, ma sempre col ritmo ossessivo delle voci di comando che ci chiedono di continuare a camminare 'Fino alla vittoria sempre'.
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