Piattaforma femminista cubana denuncia pubblicazione di notizie false sui femminicidi sui social media.

YoSíTeCreo in Cuba avverte sulla diffusione di notizie false relative ai femminicidi, facendo un appello alla responsabilità sui social media.

Carro de Criminalística (Imagen de Referencia) © CiberCuba
Carro di Criminalistica (Immagine di Riferimento)Foto © CiberCuba

La piattaforma YoSíTeCreo a Cuba ha denunciato la pubblicazione da parte di persone che ha definito "senza scrupoli o con un piano disinformativo" dell'omicidio di una donna avvenuto lo scorso fine settimana a Matanzas.

“Questa non è la prima volta che gli osservatori affrontano ‘notizie false’, che sono state denunciate anche in situazioni di scomparsa di donne, ragazze e ragazzi”, spiegano nel loro comunicato condiviso sui social network.

Captura di Facebook/YoSíTeCreo a Cuba

Tuttavia, notificano che in questa occasione è stata la prima volta che la persona dichiarata come assassinata ha risposto per smentire le informazioni che circolavano.

“Data la gravità della situazione, ricordiamo che gli osservatori (Alas Tensas) OGAT e di YSTCC si basano su una metodologia collaudata in osservatori del mondo, per evitare di cadere in manipolazioni e persino in brutte scherzi su un problema così sensibile come i femminicidi e le scomparse di donne, ragazze, ragazzi e adolescenti”, chiariscono.

Inoltre, hanno anticipato che ad oggi mantengono la vigilanza su diversi casi, "dei quali alcuni sono in quella categoria da fino a tre mesi per mancanza di tutti gli elementi necessari".

Hanno informato che, per mancanza di prove, è stata archiviata un'indagine nella provincia di Matanzas, ma continuano a lavorare su un caso a Las Tunas, Camagüey, Guantánamo e Matanzas, rispettivamente.

"L'obiettivo degli osservatori è registrare la violenza femminicida nel nostro paese, nella ricerca della prevenzione e della sistematizzazione di un problema che richiede un approccio integrale urgente", hanno ribadito in un contesto in cui la tipificazione del femminicidio non è riconosciuta dal governo cubano.

Captura di Facebook/IoTiCredo a Cuba

Nascosto dietro argomentazioni semantiche, il totalitarismo comunista imperante a Cuba evita di parlare della violenza di genere con la terminologia utilizzata e accettata a livello internazionale da tutti i paesi che riconoscono l'esistenza e combattono questo flagello.

Sull'argomento, il governante Miguel Díaz-Canel lo ha giustificato come una costruzione di quello che chiama “piattaforme sovversive anticubane”, accusando queste ultime di “imporre la matrice secondo cui a Cuba esiste il femminicidio, termine che indica una presunta inattività statale di fronte a fatti violenti per motivi di genere”.

Fino ad ora nel mese di settembre sono stati segnalati diversi casi di questo tipo, in cui le donne, in particolare le madri, hanno perso la vita.

A metà mese è stata quella della giovane Arianni Céspedes (7 gennaio 1989), che è stata assassinata per mano del suo ex compagno, nella sua casa nel quartiere Alejo, nel villaggio di Aguacate, municipio di Palma Soriano, a Santiago di Cuba.

O el de Annelis Hernández Puerto, di 47 anni, che è stata privata della vita dal suo compagno il 19 settembre, nella sua casa nel comune di Florida, a Camagüey.

C'è stato anche il caso di una cubana residente nel paese di Campo Florido, nel comune di Habana del Este, che è stata aggredita con un machete da un uomo ed è in condizioni critiche.

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