Gli Stati Uniti insieme ad altri 10 paesi dell'America Latina hanno respinto questo venerdì la sentenza della Sala Elettorale del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ) del Venezuela, che ha confermato la rielezione di Nicolás Maduro annunciata lo scorso 29 luglio dal Consiglio Nazionale Eletorale (CNE).
In un comunicato congiunto, gli Stati Uniti, l'Argentina, la Costa Rica, il Cile, l'Ecuador, il Guatemala, Panamá, il Paraguay, il Perù, la Repubblica Dominicana e l'Uruguay hanno evidenziato la necessità di "un'auditoria imparziale e indipendente dei voti" per garantire l'integrità dei risultati elettorali e rispettare la "volontà popolare sovrana".
Affermano che il TSJ "pretende convalidare i risultati privi di fondamento emessi dall'organo elettorale"; e ribadiscono che queste nazioni avevano già manifestato "il mancato riconoscimento della validità della dichiarazione del CNE, dopo che è stato impedito l'accesso ai rappresentanti dell'opposizione al conteggio ufficiale, la mancata pubblicazione dei verbali e la successiva negazione di effettuare un'auditing imparziale e indipendente di tutti essi".
Da parte sua, il presidente del Messico, Andrés Manuel López Obrador, ha scelto una posizione più cauta, indicando in una conferenza stampa che aspetterà la pubblicazione dei verbali prima di esprimere un giudizio sui risultati contestati convalidati dal TSE.
Josep Borrell, alto rappresentante dell'Unione Europea per gli Affari Esteri, ha affermato che l'UE non riconoscerà la rielezione di Maduro senza verificare risultati concreti e affidabili.
"Stiamo cercando di far sì che i 27 [membri dell'UE] prendano una posizione. Se non ora, per il prossimo consiglio dei ministri degli esteri," ha aggiunto Borrell.
La Missione di Accertamento dei Fatti dell'ONU, che indaga sulle violazioni dei diritti umani in Venezuela, ha inoltre sottolineato la mancanza di indipendenza e imparzialità del CNE e del TSJ.
La presidentessa della missione, Marta Valiñas, ha segnalato l'"invasione indebita" del governo nelle decisioni del TSJ.
Il presidente cileno Gabriel Boric, l'uruguaiano Luis Lacalle Pou e il paraguaiano Santiago Peña, sono stati alcuni dei primi a non riconoscere la sentenza del TSJ, criticando la mancanza di trasparenza e il evidente abuso nel processo elettorale.
La vigilia, il TSJ, un corpo di magistrati controllato dal chavismo, ha confermato i risultati del CNE sulle elezioni del 28 luglio, che hanno proclamato vincitore Nicolás Maduro in una competizione segnata da irregolarità e classificata come frode da gran parte della comunità venezuelana e internazionale.
"Questa sala dichiara, sulla base della perizia effettuata e fondandosi sul rapporto redatto dagli esperti nazionali e internazionali, in modo inconfutabile, la validità del materiale elettorale periziato e convalida i risultati delle elezioni presidenziali", ha dichiarato la presidente del Tribunale, Caryslia Rodríguez.
Un rapporto preliminare dell'ONU sulle elezioni in Venezuela ha evidenziato la settimana scorsa gravi irregolarità nel processo elettorale.
Tra le critiche più significative, il documento sottolinea che "l'annuncio del risultato di un'elezione senza la pubblicazione dei suoi dettagli o la divulgazione dei risultati tabulati ai candidati non ha precedenti nelle elezioni democratiche contemporanee".
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