Il cineasta Lilo Vilaplana ha condiviso sui social che il suo film “Plantadas” sta attirando sempre più spettatori a Cuba, nonostante la censura che affronta a causa del suo omaggio alle prigioniere politiche vittime del castrismo.
“Da Cuba mi inviano immagini di come vedono il film 'Plantadas' anche in un parco”, ha sottolineato Vilaplana su Facebook.
Il cineasta ha sottolineato che il film, “poco a poco, si va espandendo in tutta Cuba”, e ha indicato che è disponibile sulla piattaforma di streaming VIX.
Da Cuba, il film può essere accessibile tramite l'uso di un servizio di Rete Privata Virtuale, conosciuto come VPN.
Lo scorso maggio, l'attivista Yamila Maceo ha annunciato su Facebook che: “‘Plantadas’ è già su VIX. La mia gente di Cuba, scaricate un VPN e vi passo il link del film”.
Il film, del cineasta Lilo Vilaplana, segue tre donne che lottano per ripristinare e stabilizzare la democrazia a Cuba, fino a quando il leader della loro rivoluzione le tradisce, secondo quanto riportato dalla piattaforma Vix.
La piattaforma di streaming puntualizza che esse “devono sopravvivere in una prigione dove i loro diritti vengono violati senza rispetto per la loro condizione di donna”, riflettendo ciò che accade costantemente nelle carceri a Cuba.
Plantadas, che è stato girato durante l'anno 2022, vede tra i protagonisti Alina Robert, Claudia Toma, Rachel Vallori, Yuliet Cruz, Ariel Texidó, Daniel Romero, Luis Manuel Álvarez, Lily Rentería, Larisa Vega, Amarilys Núñez, Juanita Baró, Vivian Ruiz e Frank Egusquiza.
Il copione è di Ángel Santiesteban, Ninoska Pérez e lo stesso Vilaplana, che condivide la regia con suo figlio Camilo.
Vilaplana ha debuttato nel 2021 con il film "Plantados", dedicato a onorare la memoria di tutti i prigionieri politici che hanno trascorso anni in carcere a Cuba per opporsi alla dittatura.
L'audiovisivo narra l'orrore dei prigionieri politici che non si sono mai piegati di fronte ai tentativi del regime di trattarli come detenuti comuni e hanno rivendicato, anche a costo delle loro vite, di essere trattati come prigionieri di coscienza.
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