Gerardo Hernández in modalità olimpica: Rolex, tabacco e "fucile"

“Mi hermano Marcelino, en La Güinera, tiene guardato questo 'fucile' per godersi il combattimento di Mijaín López. (Non dico che per quando Mijaín vincerà, perché già lui ha vinto)”, ha detto il coordinatore nazionale dei CDR.

Marcelino y Gerardo Hernández Nordelo © Facebook / Gerardo de Los Cinco
Marcelino e Gerardo Hernández NordeloFoto © Facebook / Gerardo de Los Cinco

È mezzogiorno di lunedì a Cuba e, nel quartiere di La Güinera, dove si sono registrate massicce proteste l'11 luglio 2021 (11J) e dove è morto l'unico manifestante di quella storica giornata, c'è un chivatón che beve una bottiglia di Havana Club alla salute del suo connazionale, Mijaín López, quintessenza del cosiddetto “sport rivoluzionario”.

Non si conoscono i loro cognomi, ma il indiscreto spia fallito e coordinatore nazionale dei Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR), Gerardo Hernández Nordelo, ci ha svelato il loro nome e il loro volto. Si chiama Marcelino e “ha nascosto un 'fucile' per godere del combattimento” di quella gloria dello sport e della propaganda del decrepito regime totalitario.

Cattura di schermo Facebook / Gerardo de Los Cinco

“Mi hermano Marcelino, in La Güinera, ha messo da parte questo 'fucile' per godersi il combattimento di Mijaín López. (Non dico che per quando Mijaín vincerà, perché lui ha già vinto)”, ha detto sui suoi social il narcisista Hernández Nordelo, condividendo una foto sua con il "fratello" Marcelino, chivatón di quartiere operaio; e un'altra con il suo idolo Mijaín, comecandela olimpico.

A quest'ora, dopo le due vittorie del quattro volte campione olimpico di lotta grecoromana e il suo avanzamento alle semifinali a Parigi 2024 dopo aver sconfitto l'attuale campione mondiale, l'iraniano Amin Mirzazadeh, il “fratello” di Hernández Nordelo deve essere euforico e con la sua bottiglia di Havana Club mezzo vuota.

Nella sua strada de La Güinera avranno sentito i cori tipici della sua specie: ¡vivacuba, quépingú e vivafidel! Il povero Marcelino avrà lasciato un fondo di Havana Club, quello della vergogna, per chiamare ubriaco il suo fratellino Gerardito e festeggiare la vittoria. “¿Víte, Geraldito, chama? ¡Tremendo mostro Mijaín! Qua tutto tranquillo, túsae, sotto controllo. ¡Oe, mi è finito il 'rifle' e edtoy secco pa’ la pelea polel olo!”.

Y Hernández Nordelo, che è in modalità olimpica, si mette la sua maglietta Adidas, le sue scarpe Nike e la sua tuta Puma e corre verso La Güinera per portare un altro "fucile" a quel patriota e suo fratello, degno sostenitore di tutti i team aseres della "continuità", e custode delle "conquiste rivoluzionarie" nei quartieri umili.

Non si dimentica l'olimpico Gerardo di mettersi il suo Rolex, prendere due sigari senza vitola, di quelli che gli porta il chauffeur di San Marino (Murillo), arrivare in ten flats fino a casa di Marcelino e trovarlo senza camicia in strada, dando confusi viva e disorientato, urlando "Mijaín mi toca la pin" e slogan simili.

"Carica sulle spalle la speranza e la responsabilità di iniziare a invertire i risultati di Cuba", dice Granma del debutto di Mijaín. Ma Marcelino vede già raddoppiate le righe del giornale che gli porge Gerardo per vedere se reagisce e recupera quel morale imbattibile, tipico dei rivoluzionari.

Con gli occhi lucidi, il "fratello" di Gerardo si lamenta: "Era il mio portabandiera! Perché l'hanno data a La Sombra?! Dimmi, Geraldito, dimmi! Con Fidel non succedeva!".

A questo punto, Marcelino pensa solo a prendersi l'altro "fucile" e a scacciare dalla sua testa un pensiero intrusivo che gli ha fatto perdere la compostezza: "Quello Mijaín e i suoi 130 chili devono consumare al mese la quota di pollo di tutta La Güinera".

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Iván León

Laureato in giornalismo. Master in Diplomazia e Relazioni Internazionali presso la Scuola Diplomatica di Madrid. Master in Relazioni Internazionali e Integrazione Europea presso la UAB.


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