Sacerdote cubano Alberto Reyes chiede al popolo di non accontentarsi di un miglioramento, ma di lottare per un cambiamento definitivo.

Ci lamentiamo delle notti insonni, del sudore disgustoso che inzuppa i letti dei nostri figli, dei farmaci che non arrivano, della mancanza di libertà... Ma continuiamo a resistere.

Sacerdote Alberto Reyes y familia cubana © Alberto Reyes / Facebook
Sacerdote Alberto Reyes e famiglia cubanaFoto © Alberto Reyes / Facebook

Il sacerdote cubano Alberto Reyes, della diocesi di Camagüey, ha fatto un appello al popolo cubano affinché non si accontenti del fatto che la situazione del paese migliori leggermente, ma lotti per un cambiamento definitivo come modo per uscire dalla crisi.

Il Padre Reyes, un forte critico del regime castrista, ha condiviso un testo sul suo profilo Facebook in cui denuncia che i cubani conducono un'esistenza misera a causa della scarsità e dei prezzi elevati, ma continuano a resistere nonostante sappiano che il sistema non funziona.

Il religioso ha spiegato che la strategia del regime è quella di migliorare puntualmente le cose (luce, acqua...) per evitare che la gente scenda in strada a reclamare i propri diritti, e ha esortato i cittadini a non accontentarsi più delle briciole e a essere capaci di esigere il tutto e non solo 'qualcosa'.

Di seguito, CiberCuba condivide il testo integrale della pubblicazione:

Ho pensato... (LXXIV) da Alberto Reyes Pías.

Ho pensato a qualcosa che si chiama 'rinforzo intermittente'.

Portiamo un'esistenza miserabile. Dall'alba, la vita del cubano è una corsa ad ostacoli per risolvere il minimo indispensabile, e una corsa avvolta dal disagio causato dalla scarsità, dalla mancanza di mezzi, dai prezzi alle stelle, dal caldo da cui non puoi sfuggire e, naturalmente, dalla tensione costante per i tagli di corrente.

Ci lamentiamo: delle notti insonni, del sudore infame che bagna i letti dei nostri figli, dei farmaci che non arrivano, della mancanza di libertà... Ma continuiamo a resistere, a continuare a 'combattere', chiedendoci una e mille volte perché rimaniamo così se il sistema non funziona, senza renderci conto che, di tanto in tanto, ci sono cose che 'funzionano', e quando succede, la nostra speranza si aggrappa a quei cambiamenti puntuali, lasciando che alimentino l'illusione di un vero cambiamento.

Ci massacrano con i black-out, ci lasciano senza elettricità per tutta la lunga e torrida notte, la tensione aumenta e le persone diventano 'ribelli', ma per ora, i black-out si 'allentano', e l'elettricità torna prima, permettendoci di trovare un momento di pace per poter dormire e riposare... e la tensione svanisce.

Manca l'acqua e ci disperiamo, e improvvisamente le nostre donne bloccano le strade e la situazione si surriscalda, finché all'improvviso l'acqua viene ripristinata, la crisi si risolve e tutto si calma.

E quando c'è un'esplosione incontrollabile, quando la pentola a pressione che è Cuba trabocca, appare immediatamente uno sfogo, che si chiami Mariel, balseros o Nicaragua.

Cattura da Facebook / Alberto Reyes

Ci controllano a ritmo di rinforzo intermittente. Quando un interruttore si rompe e lo azioniamo una e un'altra volta finché non siamo convinti che non riusciremo ad accendere la luce, ci prendiamo la briga di cambiarlo il prima possibile. Tuttavia, quando ha un falso contatto e sappiamo che, continuando a spingere, prima o poi il cavo danneggiato farà 'click' e riusciremo ad accendere la luce, allora l'interruttore può rimanere lì per anni. Sarebbe meglio cambiarlo una volta per tutte, così che, azionandolo, la luce venga sempre, ma è più faticoso, e poiché di tanto in tanto riceviamo il 'rinforzo' di riuscire ad accendere la luce, preferiamo insistere anche se viviamo precariamente.

Quando nella ricerca di un sogno, un essere umano non riesce a ottenere ciò che desidera veramente, ma di tanto in tanto ottiene qualcosa e tale cosa è soddisfacente, può cadere nella trappola del 'del lupo un pelo', e può finire per accontentarsi di un pelo, quando in realtà, il suo sogno è l'intero lupo.

Abbiamo bisogno di convincerci che non vogliamo che le cose 'migliorino', ma che cambino, e che cambino definitivamente. Abbiamo bisogno di convincerci che non dobbiamo continuare ad accontentarci di briciole, né dover fare 'di più con meno', né arruolarci in una 'resistenza creativa'.

Quando ci rendiamo conto che ciò di cui abbiamo bisogno non è far funzionare il 'falso contatto' ma cambiare l'interruttore, solo allora saremo capaci di pretendere il tutto e non 'qualcosa', saremo capaci di lasciare i sentieri opprimenti della nostra quotidianità per conquistare l'ampia e pulita strada della libertà, quella che porta al progresso, al benessere e alla pace".

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