I reati legati al bestiame bovino in Cuba, che secondo il regime influenzano gravemente l'economia e la sicurezza alimentare, hanno coinvolto oltre 9.000 persone da inizio anno, secondo i dati forniti dal colonnello Manuel Valdés Brito, capo dell'Organo di Contrasto della Direzione Tecnica delle Indagini (DTI) del Ministero dell'Interno (MININT).
Il tema è stato analizzato nel programma televisivo Hacemos Cuba, al quale hanno partecipato anche Mayra Cruz Legón, direttrice legale del Ministero dell'Agricoltura, e Yoel Palmero Meneses, membro del Bureau Nazionale dell'Associazione Nazionale dei Produttori Agricoli Piccoli (ANAP).
Il colonnello Valdés ha sottolineato che questo reato ha un impatto significativo in 55 comuni di nove province, evidenziando così la sua estensione e complessità.
Nel corso dell'anno, gli organi del MININT hanno concentrato i loro sforzi nel combattere queste illegalità, svolgendo 6.000 azioni di contrasto e avviando 902 procedimenti investigativi, che hanno portato alla neutralizzazione di 9.005 individui, di cui il 52% ha ricevuto misure penali.
Tra le principali irregolarità riscontrate si annoverano: proprietari deceduti o assenti che non hanno dichiarato il proprio bestiame, nascite e transazioni non registrate, animali non iscritti o identificati in modo errato, furto, macellazione illegale e mancanze nel bestiame, oltre a misure di controllo e responsabilità da parte dei produttori.
Sono state registrate 591 denunce relative a fatti che minacciano il controllo del patrimonio zootecnico, un settore prioritario per lo sviluppo agricolo del paese.
Secondo il regime, i produttori di bestiame devono rispettare rigorose normative, tra cui la dimostrazione della proprietà della terra, la garanzia della recinzione perimetrale delle aree di pascolo, la disponibilità di strutture adeguate come stalle, rimessaggi e recinti, e la denuncia tempestiva della perdita, del furto o del sacrificio illegale di animali.
Il colonnello Valdés ha sottolineato che la lotta contro questo flagello è una priorità nazionale a causa dell'impatto economico e sociale che genera. “È uno dei reati più frequenti nel paese e il suo contrasto richiede uno sforzo coordinato di tutti gli organismi coinvolti”, ha concluso.
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