In quella che sembrava una delle tradizionali code per poter acquistare alcuni dei tanti prodotti che scarseggiano a Cuba, decine di cubani si sono riuniti davanti al negozio Carlos III, a L'Avana, per poter ricaricare i loro telefoni cellulari, in mezzo al blackout massivo che vive l'isola e dal quale non riesce ancora a riprendersi completamente.
“Questo sabato in Carlos III, la coda che si vede non è perché stiano distribuenti qualche modulo, sono le persone con file di prolunghe elettriche per poter caricare i loro dispositivi, tutto da una sola presa di corrente che è all'esterno. Anche all'esterno del MINBAS lo stanno facendo,” ha detto l'utente Jairo Cabrera Monagas su Facebook.
Cabrera Monagas ha documentato la sua informazione con foto dove si può apprezzare l'aggregazione di persone, che disperate cercano un modo per avere i loro dispositivi carichi e in questo modo rimanere informati di fronte al collasso energetico nell'isola.
Da questo venerdì a mezzogiorno, Cuba sta subendo una disconnessione totale del Sistema Elettroenergetico Nazionale (SEN), ovvero un blackout totale, dopo che la centrale termoelettrica Antonio Guiteras, principale fornitore di energia nel paese, è uscita di servizio.
Gettando alle ortiche i minimi progressi raggiunti per ristabilirlo, sabato il SEN è collassato nuovamente.
Secondo il governante cubano Miguel Díaz-Canel, che ha di nuovo indicato gli Stati Uniti come colpevoli della crisi energetica dell'isola, questa situazione è una “dimostrazione ulteriore di tutti i problemi che ci causa il blocco, e degli impatti del blocco. A volte si dice di no, che è dovuto all'inefficienza, al fatto che si voglia disturbare la gente”.
Questo sabato, inoltre, Cuba continuava a non avere accesso a internet, il che ha generato un significativo isolamento digitale per milioni di persone.
Secondo l'osservatorio internazionale delle interruzioni di internet NetBlocks, i dati della rete mostrano che gran parte di Cuba è ancora disconnessa, a causa del secondo blackout nazionale.
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