Cuba riceve 1,3 milioni di dollari per promuovere la pesca sostenibile mentre i cubani continuano a non avere accesso ai prodotti del mare.

L'iniziativa include l'acquisizione di attrezzature sofisticate come sistemi di georeferenziazione, strumenti per la misurazione di parametri fisico-chimici e oceanografici, e mezzi di immersione per studi marini.

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Il governo cubano ha annunciato una nuova iniziativa per promuovere la pesca sostenibile e proteggere la biodiversità nelle sue coste, in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO).

Il progetto, che gode di un finanziamento di 1,3 milioni di dollari fornito dal Fondo per l'Ambiente Mondiale (GEF), è stato presentato questo martedì dai mezzi ufficiali come un passo importante verso la sostenibilità ambientale nel settore della pesca.

Il progetto Conpescas Guacanayabo, che fa parte di questa iniziativa, mira a rafforzare le capacità del Centro di Investigazioni Pescare (CIP) e dei dipartimenti tecnici delle imprese di pesca che operano nel Golfo di Guacanayabo, nella costa sudorientale delle province di Granma, Camagüey e Las Tunas.

Tra gli obiettivi dichiarati dalla FAO in un comunicato diffuso sul suo sito web ci sono la gestione sostenibile delle risorse marine e la promozione di pratiche di pesca che siano rispettose dell’ambiente a Cuba.

Tuttavia, in un paese dove l'accesso a cibi di base - incluso il pesce - è limitato e dove la popolazione affronta una crisi alimentare acuta, sorge la domanda su quanto si beneficeranno realmente i cittadini di quell'investimento di 1,3 milioni di dollari.

Mentre il governo cubano celebra questo progetto come un progresso verso la sostenibilità, la realtà è che il cubano medio ha appena accesso ai prodotti del mare a causa della scarsità e dei prezzi elevati, aggravati da un sistema di distribuzione inefficiente.

L'iniziativa include l'acquisizione di attrezzature sofisticate come sistemi di georeferenziazione, strumenti per la misurazione di parametri fisico-chimici e oceanografici, e mezzi di immersione per studi marini.

Sebbene queste risorse siano fondamentali per la ricerca e la sostenibilità a lungo termine, è legittimo interrogarsi se questi investimenti avranno un impatto tangibile sull'accesso dei cubani a più pesce o a una dieta più diversificata.

Il progetto prevede anche di rafforzare le capacità dei laboratori con microscopi, bilance, reagenti e attrezzature di refrigerazione, tutto orientato a migliorare la sorveglianza e il controllo delle malattie acquatiche, così come la qualità delle risorse marine.

Il dubbio è: quanto sarà efficace questo investimento nel migliorare la qualità della vita dei cubani, quando la maggior parte continua a non poter accedere a queste risorse a causa delle restrizioni e della scarsità generalizzata?

Cuba è stata una delle nazioni fondatrici della FAO nel 1945 e ha mantenuto una relazione stretta con l'organizzazione, specialmente da quando ha stabilito una rappresentanza ufficiale all'Avana nel 1978.

Le aree di cooperazione hanno riguardato l'agroindustria, l'agricoltura sostenibile, l'inclusione sociale, l'acquacoltura e i cambiamenti climatici. Tuttavia, nonostante questi progetti e collaborazioni, la realtà sulla tavola dei cubani è cambiata poco.

L'impulso verso una pesca più sostenibile è senza dubbio un obiettivo lodevole, ma è imperativo che le autorità cubane si chiedano come questi sforzi possano tradursi in benefici reali e concreti per una popolazione che continua ad aspettare soluzioni alla crisi alimentare che affronta giorno dopo giorno.

La sostenibilità ambientale non dovrebbe essere separata dalla sostenibilità sociale, e il successo di questo progetto deve essere misurato, in ultima analisi, dall'impatto diretto che avrà sull'accesso dei cubani a alimenti essenziali come il pesce.

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